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Il centrosinistra prova a riflettere su se stesso

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Stefano Fassina: 'Il Pd è fuori fase'. Calenda richiama a un'unità ma escludendo i grillini

"L’opposizione è oggettivamente disunita e debole (noi compresi). Le proposte sono agli antipodi (Azione-5S), diverse (Azione-Pd) o assenti". Così Carlo Calenda in un post sui social.

Scrive il leader di Azione: "Ci sono due strade per cambiare questo stato di cose: 1) tutti contro la destra a prescindere senza alcuna coerenza di valori e politiche; 2) cercare di recuperare la fiducia degli elettori con proposte e presenza sul territorio. Noi cercheremo di seguire questa strada".

"I modelli Brescia/Vicenza possono essere ripetuti se il Pd riuscirà ad uscire dal guado riformismo/massimalismo, smettendo di inseguire Conte e se i partiti libdem, dopo aver fallito la prova del partito unico, riusciranno a collaborare rispettandosi. Ci sono terreni sui quali si può iniziare a lavorare: 1) Retribuzione minima contrattuale; 2) Sanità; 3) Pnrr. La prossima tornata sono le europee con sistema proporzionale. Campi larghi e altre formule non servono. Servono invece proposte di merito condivise e argomenti 'sentiti' dalla maggioranza dei cittadini".

"La sinistra ufficiale è 'fuori fase', ovunque. Ancora più che dalla sconfitta quantitativa, l’angoscia deriva dal segno di classe della dilagante astensione e dal voto alla destra delle fasce sociali più in difficoltà: chi ha più bisogno della Politica sta lontano dalla politica e, quando si avvicina alla politica, sta lontano dalla sinistra ufficiale". Lo ha scritto Stefano Fassina, presidente di Patria e Costituzione, in un intervento su Huffingtonpost".

"Perché? - ha continuato - È consolatorio invocare il 'vento di destra', prendersela con la Schlein o con l’alleanza con il M5S. La 'ola conservadora' ha cause precise e riconoscibili, ma scomode per la sinistra ufficiale. È davvero stucchevole l’ennesima giaculatoria su eccesso o difetto di radicalità. Siamo nella fase della de-globalizzazione, segnata da domande di protezione sociale ed identitaria".

"Per ritrovare - ha precisato - la rappresentanza delle periferie sociali, va messo a punto, innanzitutto, un paradigma altro rispetto al paradigma cosmopolita, no-border, euro-federalista, post-umanista, condiviso, in diversa misura, dalle articolazioni del centrosinistra ufficiale, dalle più 'radicali' alle più 'riformiste'. Dobbiamo lavorare al paradigma inter-nazionalista ed umanista, segnato da europeismo consapevole e atlantismo adulto".

 

30 Maggio
Autore
Giada Giacomelli

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