Giuseppe Conte: "Dignità al salario e contrasteremo le èlite "
L'ex premier ha affrontato diversi temi a Latina. "Ci batteremo contro le èlite, sì al green". Frecciate a Salvini
Rivendica il suo ruolo di guida dell’Italia, Giuseppe Conte. E lo fa dallo scranno di una città della periferia italiana come Latina, dove il M5S ha sì sempre eletto deputati in Parlamento ma non è mai riuscito a presentare una lista per concorrere a sindaco. L’ex premier è accorso nel polmone verde Parco Falcone e Borsellino per sostenere la candidatura di Gianluca Bono e davanti a una platea di 300 sostenitori ha improvvisato un comizio a suon di slogan e discorsi concreti, segno che il futuro da leader del movimento è nelle sue salde mani. Conte col suo stile pacato, a volte ironico, ha abbracciato diversi temi, partendo da dove il grande pubblico lo aveva lasciato: quella sorta di ruolo eroico che nel momento più buio della pandemia lo aveva assurto al top dello share in tv.
Così, Giuseppe Conte ha snocciolato qualche numero, ricordando che “siamo stati capaci di ottenere 209 dei 230 miliardi che ora sono in dote all’Italia, sebbene qualcuno ce li avesse tolti, lasciandoci solo prestiti e non sussidi a fondo perduto, quasi minando la dignità di questo Paese”. Chiama Francesca tra la folla l’ex premier: “Prima di salire sul palco quella giovane mi ha confidato che io l’ho resa orgogliosa di essere italiana. No, cara Francesca, grazie a te che mi hai reso, o meglio ci hai reso, orgogliosi di essere italiani: perché io non sono un fenomeno come non lo eravamo chi all’epoca sedeva tra gli scranni del Consiglio dei Ministri, ma persone normali con un alto senso di responsabilità, che si è battuto per non accettare l’elemosina dell’Europa ma rivendicare la giusta dignità del nostro Paese, che per primo ha affrontato la pandemia”. Ma non è solo amore patrio quello di Giuseppe Conte, c’è spazio per qualche freccia autenticamente avvelenata da scagliare agli ex alleati della Lega, soprattutto indirizzata a Matteo Salvini, ammettendo che non è stato facile contrattare con i vertici europei avendo al fianco un alleato che “ha tentato in ogni momento di sfasciare tutto, dove da una parte si volevano i soldi europei ma dall’altra ci si dichiarava sovranisti, cercando di distruggere il sogno dell’Europa unita da parte del nostro Paese”.
Becca anche i mass media Conte e non usa mezze parole, “cari giornalisti che state nelle redazioni di Roma e Milano e non mi seguite sappiate che la nostra è una politica energetica per cambiare il mondo, non ha senso che ci descrivete come eroi e fenomeni, ma sappiate che il popolo dei 5 Stelle è fatto di gente che studia, ha passione ed ha a cuore le sorti della comunità e non dell’amico imprenditore, perché facendo gli interessi della collettività a cascata ne beneficiano anche le imprese”. Ha a cuore il tema della rivoluzione verde che dovrebbe investire il Paese: l’ex premier nomina spesso la transizione ecologica e tutti i suoi derivati, ben consapevole che la scommessa del futuro va vinta qui.
Poi, Conte ha affrontato anche la crisi della cultura e dei teatri chiusi: “c’è l’obbligo del Green Pass per il ripristino della normalità? Bene, e allora che senso ha limitare i posti in quei luoghi dove è poi impossibile coprirne i costi? Quindi, il Green Pass dovrebbe consentire la riapertura normale anche di cinema e teatri”.
C’è ancora tempo di snocciolare altri numeri e avocare a sé meriti che oggi sono ad appannaggio di altri: “i 600mila posti di lavoro creati oggi si devono al lavoro che c’è stato prima”, e poi un lancio di una promessa dal sapore elettorale ma che ha maggiore dignità e costrutto rispetto al reddito di cittadinanza. “Il lavoro ha dignità: la nostra battaglia futura sarà quella di garantire un salario minimo a tutti, non è tollerabile accettare un salario di 9 euro all’ora, per questo contrasteremo la povertà, affinché non cresca il divario tra ricco e povero, obiettivo delle èlite”. Poi, è bagno di folla, richiesta di selfie e tuffo tra le groupies. Anche questo è l’altra faccia della campagna elettorale.
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