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Sfuggono alla vendetta talebana: le donne sono in Italia

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70 i profughi accolti in un anno nel nostro Paese grazie alla Rete Umanitaria attivata dall'inviata speciale del Tg1 Mazzola

"La comunità internazionale deve riconoscere ciò che è accaduto alle donne in Afghanistan: apartheid di genere!" E’ la denuncia di Batool Haidari, psicologa, tra le donne della rete femminista 'Afghanistan Women’s Political Participation Network', messe in salvo in Italia con la Rete umanitaria della società civile fondata dalla giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola. Martedì prossimo si terrà alle 10 una conferenza stampa presso la sede di Roma del Parlamento europeo - Sala delle Bandiere - via IV Novembre 149, alla presenza del presidente Carlo Corazza, in cui vi saranno diverse testimonianze di profughe afghane. Parteciperà la presidente della Stampa Estera Esma Cakir e saranno presenti gli ambasciatori che operarono a Kabul.

“I Talebani hanno condannato le donne dell’Afghanistan alla violenza, allo sfruttamento e alla povertà perché escluse da ogni diritto e dall’istruzione!” incalza un’altra delle donne, Nesa Mohammadi, dottoressa ostetrica. “I Talebani sono criminali responsabili degli omicidi di bambini, giovani e donne dell’Afghanistan. Noi non negoziamo con loro”, dice a sua volta Razia Ehsani Sadat, giornalista di punta dell’Awppn. Mentre Sediqa Moshtaq, membro dell’ex Camera del Commercio nazionale delle donne afghane, accusa: “le donne in Afghanistan sono tenute prigioniere in un luogo pietrificato, private della loro identità di genere e dei diritti”. Costrette a nascondersi in sotterranei per mesi e mesi con le loro bambine per non cadere nelle mani dei terroristi talebani, tutte queste donne il 30 agosto 2021 hanno scritto all’inviata speciale del Tg1 un appello disperato: “Salvaci dalla morte, vendetta certa dei Talebani”.

Sono 70 i profughi recuperati in un anno dalla Rete Umanitaria della società civile, grazie al sostegno dei Ministeri dell’Interno e degli Esteri. Il Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti in questi giorni ha accolto altri 7 afghani, una famiglia braccata col bimbo malato di cuore, arrivati pochi giorni fa coi corridoi umanitari di Sant’Egidio, un salvataggio in extremis. "Una testimonianza di come il bene possa essere contagioso quando tante mani si legano insieme", sottolineano gli organizzatori della conferenza.

Insieme alle donne afghane in salvo anche le loro famiglie grazie alla Rete Umanitaria: i Salesiani per il Sociale di don Francesco Preite hanno accolto il numero più alto di profughi. Accoglienza anche da parte delle Chiese Cristiane Evangeliche Battiste con la Fcei, con i Pastori Giuseppe Miglio e Ivano De Gasperis, la Pastora Antonella Scuderi. Fanno parte della rete la cooperativa ‘Una Città non basta’ di Maria Rosaria Calderone e Gianni Caucci, l’Unione Donne in Italia (responsabili Vittoria Tola e Giulia Potenza), l'Associazione Federico nel cuore di Antonella Penati.

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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