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Qatar22: quel filo sottile tra odio, gioia e frustrazione

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Belgio-Marocco si gioca a Doha ma gli scontri avvengono a Bruxelles: gioia e frustrazione dei tifosi marocchini che vandalizzano il cuore della Ue

Il calcio come resa dei conti tra Paesi. Non è una novità. Lo è tra campanili, tra città, inevitabile che non lo sia tra Nazioni. Dalla partita della morte tra nazisti e campioni della Dinamo Kiev durante l’occupazione dell’Urss alla guerra del fùtbol tra El Salvador e Honduras per accedere a Mexico 70. Se fosse ancora in vita, professionalmente cianciando, Richard Kapuscinsky si sarebbe davvero divertito. E quanti soggetti cinematografici avrebbe a disposizione un emulo di John Huston per riscrivere ‘Fuga per la vittoria’, ispirato proprio alla sfida tra nazisti e prigionieri (allora) russi. Così accade che dopo la vittoria del Marocco sul Belgio in Qatar22 a Bruxelles decine di immigrati marocchini si sono riversati in strada per festeggiare con atti vandalici, appiccando fuoco ad auto, moto, monopattini e sfidando le forze dell’ordine lanciando petardi e fuochi pirotecnici. È chiaro che il calcio in un Mondiale, poi, così controverso come questo in Qatar, si è trasformato in un autentico detonatore sociale, generando ora una serie di azioni che lanciano campanelli d’allarme per una società che evidentemente, in questo caso, non tollera la multietnicità e la multiculturalità, respingendo quindi sia la tolleranza che la convivenza. I festeggiamenti violenti nella città che ha adottato i marocchini, tra l’altro simbolo della Ue, suonano come una sorta di rivalsa per chi vive di frustrazione e aspetta un’occasione per urlare tutta la sua alienazione e il suo disprezzo sociale per chi l’ha accolto. Non è che siamo giunti allo scontro finale della società contemporanea occidentale incapace di far germogliare l’inclusione?

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Gian Luca Campagna

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