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Mancò il risultato non il gioco: Frosinone-Lazio 2-3

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I ciociari vanno in vantaggio poi subiscono la rimonta dei biancocelesti con Castellanos. Cheddira dà la speranza ma il forcing finale è vano

Dopo aver ridato ossigeno alla Juventus e al Sassuolo il Frosinone fa risorgere anche la Lazio: finisce 2-3 allo Stirpe, coi ciociari che per ardore forse avrebbero anche meritato il pari. Apre Lirola, poi pareggia Zaccagni; nella ripresa la Lazio completa la rimonta con un doppio Castellanos in 5’, poi la zampata di Cheddira riaccende entusiasmo e speranze ma la palla in rete non rotola.

Eppure aveva il vantaggio di giocare con i i risultati delle dirette concorrenti (tranne il Verona e il Sassuolo) il Frosinone, così quella vittoria che mancava dal 3-1 interno inflitto al Cagliari in un sol colpo poteva lasciare alle spalle Udinese, Empoli e Cagliari, che avevano perso gli anticipi, mentre il Lecce ha allungato a 28.

DiFra in porta insiste con Turati, sugli esterni Zortea e Lirola, centrali Romagnoli e Okoli; nella terra di mezzo ritornano Mazzitelli in coppia con Barrenechea dal 1’ più il sostegno di Brescianini; in avanti Cheddira è sostenuto da Soulé e soprattutto dal ritorno di un ispirato Gelli.

La settimana complicata della Lazio partorisce Mandas tra i pali, Marusic e Pellegrini sulle fasce, Casale e Romagnoli centrali, in mezzo Guendouzi, il rispolverato Cataldi e Luis Alberto, in avanti Zaccagni con Felipe Anderson più centravanti Immobile. Martusciello così fa l’esordio con il 4-3-3, speculare al modulo del Frosinone.

PRIMO TEMPO - Altro che salvarsi senza produrre gioco, DiFra sconfesserebbe una vita da tecnico. Così il Frosinone parte all’arrembaggio contro una Lazio timida e un po’ scossa da una settimana di passione: è la corsia destra il ventre molle della retroguardia laziale, Gelli si muove a piacimento, prima scodella per la capocciata di Cheddira (4’) poi per il tiro da fuori di Mazzitelli (5’), finalmente rifinisce per il cross al bacio di Zortea che trova l’altro laterale sulla sponda opposta, così Lirola svetta su Zaccagni e batte l’incolpevole Mandas (12’). Nella terra di mezzo Mazzitelli giganteggia con Brescianini tutto corsa e fraseggi, pronti ad accendere Soulé. E la Lazio? Passeggia, Luis Alberto gioca a nascondino, Cataldi è candidato a ‘Chi l’ha visto?’, Felipe Anderson ha il passo del crocierista anche se un suo lampo accende Immobile che però sparacchia a lato (26’). Ma è il Frosinone a legittimare il vantaggio con l’asse Soulé-Lirola, la Lazio sbanda, Marusic perde un pallone da oratorio ma Cheddira non ne approfitta (28’), è Pellegrini a caricarsi la squadra sulle spalle, con corsa, carattere e addirittura nel ruolo di regista, con Guedouzi a sbracciarsi che pare un pizzardone tarantolato. Però se non arriva il colpo del ko da parte dei canarini ecco che esce fuori il maggior tasso tecnico della Lazio che affonda in una delle difese più perforate d’Europa: Felipe Anderson scherza col pallone per Luis Alberto, palla di sponda a Guendouzi e cross per un libero Zaccagni che purga Turati (38’). Parità. Velocità laziale? Ni, perché è colpevole l’intera difesa ciociara, che si candida per la posa al Museo delle cere. E cresce la Lazio, capisce il momento di scoramento dei ciociari che come al solito raccolgono meno di quanto seminano, ma Immobile si impietosisce e bombarda sul corpo di Turati (43’) una grande chance. Ma attenzione al contropiede ciociaro, con la prima frazione che termina con la velocità di Brescianini e Soulé per il diagonale sbilenco da posizione ghiotta di Lirola.

SECONDO TEMPO - Martusciello dà nuova linfa alla squadra, dentro Lazzari e Vecino ma è Luis Alberto a cambiare pelle e faccia. Così la Lazio comincia la ripresa con uno spirito che nei tempi recenti aveva smarrito. Il subentrato a Sarri capisce che può osare, perché il Frosinone arranca, fatica a creare, appare con le idee offuscate, così getta nella mischia Castellanos, il match winner: lo spagnolo appena entra inzucca il 2-1 (57’), passano 5’ e la retroguardia ciociara difende come se stesse giocando una partitella sulla spiaggia, tant’è che la seconda rete di Castellanos è comica (62’) per costruzione ed esecuzione a porta sguarnita anche se fa sprofondare negli incubi DiFra. E comunque, il Frosinone prende due reti da piazzati. E ci aveva provato a riequilibrare la partita DiFra col cambio di Seck al posto di un Mazzitelli, calato nel rendimento e nel fosforo, ma il colored non è pungente come all’inizio della sua avventura ciociara, anzi appare un corpo estraneo alla squadra. Su corner di Gelli è Okoli a spizzare e Cheddira a rifinire con una rovesciata sottoporta: siamo 2-3 al 70’. C’è tempo. Perchè all’allegra brigata ciociara il cuore non manca, Brescianini si riaccende al pari di Soulè che taglia per Cheddira, ma il tracciante è fuori di poco. Saltano schemi e nervi, spesso si viene alle mani, il Frosinone lascia dietro Okoli, pare un assedio ma i ciociari rischiano il poker appena la Lazio oltrepassa la metà campo ma vuoi per bravura di Turati (superlativo su Luis Alberto all’81’) e per la bislacca mira di Lazzari e Kamada la speranza resta accesa fino al 98’. Ci sono mischie e corner, poi cala il sipario. Il Frosinone resta lì, sotto la linea rossa. Mancò il risultato ma non il gioco e il coraggio.

16 Marzo
Autore
Gian Luca Campagna

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