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Frosinone, che sfiga. La Juve vince al 95'

Eusebio Di Francesco

I ciociari tengono testa ai bianconeri, vanno in vantaggio, poi all'ultimo istante Rugani segna il 3-2

Fino alla fine. Così urlano sempre i tifosi bianconeri. E un motivo dovrà pur esserci se al 95' contro un ottimo Frosinone arriva la zampata vincente di Rugani. Sfigatissimo Frosinone, però, va sotto, recupera e ribalta poi subisce il 3-2 al calare del sipario di un match che avrebbe meritato ampiamente di pareggiare per diligenza tattica, impegno e coraggio, contro una Juve in verità appannata, avvilita e compassata. 

DiFra non guarda in faccia a nessuno. Sente che il traguardo della salvezza non è lontano, la tabella di marcia del Frosinone è scandita contro avversari di pari livello, che fanno peggio della squadra ciociara, cioè perdono. E i punti di vantaggio dei suoi restano 3 ancor prima di giocare contro la Juventus. Il Sassuolo perde, al pari di Udinese e Salernitana, si resta in attesa del Cagliari quando i ciociari giocano a mezzodì contro la seconda forza del campionato.

E DiFra non fa sconti ai suoi, fuori Turati per un sorpreso Cerofolini, turno di riposo per Gelli, idem Kaio Jorge e Barrenechea, del clan degli juventini in campo c’è il solo Soulé. Così, tra i pali va il secondo portiere, sull’out destro il recuperato Zortea, a sinistra Valeri, centrali Okoli e Romagnoli, Mazzitelli a costruire appoggiato dal vigore di Brescianini e da Lirola a destra e Harroui a sinistra, in avanti ennesima fiducia a Cheddira, sostenuto dall’estro di Soulé.

PRIMO TEMPO - Pronti e via e la Juve va in vantaggio. È ancora l’asse McKennie-Vlahovic a punire la difesa ciociara, come successo all’andata, col gol risolutore del serbo a una manciata di minuti alla fine, che sancì la vittoria bianconera allo Stirpe: stavolta la rete all’alba del match è da play station con la retroguardia giallazzurra che può solo ammirare la fattura del vantaggio. Ma è troppo tenero l’approccio della squadra di DiFra, che sembra ancora negli spogliatoi. È goleada? Ma nemmeno per sogno. Stavolta il Frosinone possiede un centravanti di peso, che corre e sgomita: è il rigenerato Cheddira, che prima fa ammonire Bremer, poi inzucca su una discesa di Zortea fulminando Szczesny con ben cinque sagome juventine a fissarlo impotenti. È il 13’ e il Frosinone ha rimesso sui binari dell’equilibrio la partita. Il Frosinone alza il campo, tiene lontano i cecchini juventini dalla linea dell’area, gli spazi si chiudono tant’è che dall’Allianz piove qualche fischio, anche perché la catena di sinistra Kostic-Chiesa è da programma ‘Chi l’ha visto?’ mentre Locatelli somiglia a Casper il fantasmino. Così l’allegra brigata ciociara ne approfitta, Harroui s’inventa corsa e taglio diagonale, Brescianini s’inserisce da punta di razza, controlla, tiene a freno Kostic e fulmina Szczesny (27’). Frosinone avanti. E forse anche con merito per come ha reagito allo svantaggio a freddo. Ma nella Juve a corto di idee, perfetta esecutrice del calcio stocastico di Allegri, c’è sempre l’asse vincente McKennie-Vlahovic, così nel bosco di gambe al 32’ lo statunitense appoggia per il serbo, che rasoia ancora in rete per il 2-2. Sorpasso Juve? Manco per sogno. Se i bianconeri tengono un solido possesso palla (62%) sono gli allegri ciociari a creare emozioni: Brescianini brilla per un assolo, slalom e tiro a giro che quasi accarezza la traversa (35’), poi Mazzitelli ritarda col pallone un ghiotto contropiede tre contro due (43’). E la Juve? Macina palloni e conquista metri, grazie anche alla verve del subentrante Alcaraz al posto dell’infortunato Rabiot, ma la quantità industriale di palloni buttati in mezzo vengono calamitati da un onnipresente Okoli e dalla diligente guardia di Zortea.

SECONDO TEMPO - No, non gioca con le pantofole questo Frosinone, come s’era raccomandato DiFra qualche giorno fa. Non è molle affatto l’allegra brigata ciociara, che resta concentrato, non si disunisce, la mediana fa filtro, corre e pressa di più, dando così maggiore ossigeno alla difesa. Capisci che solo l’harakiri del Frosinone può dare riscatto alla Juve, così dopo un lungom possesso palla ciociaro ecco che Mazzitelli soffre la pressione per la ripartenza di Chiesa, ma la botta finisce in corner (57’). Per Allegri può bastare: fuori l’evenescente corsia mancina, vale a dire Kostic e Chiesa, dentro Weah e Yildiz (61’). I ciociari accorciano e si chiudono in un fazzoletto, anche perché cresce la pressione juventina, così DiFra sentendo profumo di impresa vara i suoi di cambi: Kaio Jorge per un Cheddira stremato e Barrenecha (72’) per Harroui.

Alcaraz e Cambiaso chiamano a una maggiore responsabilità i compagni, si creano in area ciociara mischie da flipper, con DiFra che rinuncia a costruire ma non a ragionare. Anzi, Zortea all’81’ si trasforma in Messi nel cuore dell’area bianconera scartando con dribbling e finte ma non arriva la zampata finale, mentre qualche secondo dopo Soulé e Kaio Jorge non finalizzano un contropiede d’oro. E gli ultimi 5 sembrano da Mezzogiorno di fuoco, dato l’orario: Allegri butta dentro Iling e Milik per McKennie e Gatti, il più propositivo dei suoi in avanti, mentre DiFra risponde richiamando Soulé e Mazzitelli per Gelli e Seck. Se potesse DiFra metterebbe il pullman societario davanti all’area di rigore, non perché pronto ad abiurare al suo credo calcistico ma perché avverte il momento favorevole, con un punto finalmente strappato a una grande del campionato. I brividi arrivano con un piattone di Vlahovic (89’), poi all'ultimo respiro sul corner la spizzata di testa di Vlahovic per il diagonale di Rugani (95') che regala ad Allegri il successo dopo quattro turni d'astinenza e rifila la quarta sconfitta di fila a DiFra. Non c'è nemmeno il tempo di rammaricarsi che arriva il fischio finale. 

25 Febbraio
Autore
Gian Luca Campagna

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