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Inchiesta a Milano, Sala sceglie di andare avanti

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Il sindaco: "Io ci sono e vado avanti, le mie mani sono pulite"

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, indagato nell’inchiesta sull’urbanistica che sta terremotando la sua giunta, ha deciso che resterà alla guida della città e quindi niente dimissioni. "Sono più che mai motivato a fare il mio dovere fino in fondo e a proseguire nell'incarico che i milanesi ci hanno democraticamente affidato". Il passo indietro -lo ha fatto invece l'ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per cui la procura di Milano ha chiesto al gip gli arresti domiciliari.

Dopo giorni di silenzio, riflessioni e intensi confronti con le forze della sua maggioranza, in cui ha ammesso di aver “pensato seriamente” alle dimissioni, il sindaco Giuseppe Sala si presenta nell’aula consiliare deciso a restare. Fuori da Palazzo Marino, in piazza della Scala, i cittadini protestano, esclusi dal dibattito istituzionale.

“Ho le mani pulite”: il discorso del sindaco
Sala apre il suo intervento con fermezza: “In tutto ciò che ho fatto come sindaco non c’è una sola azione che abbia portato vantaggio personale. Le mie mani sono pulite.” Nel suo discorso di 25 minuti, ribadisce più volte di non voler giudicare l’operato della magistratura, ma non risparmia critiche alla procura: ha scoperto dai media di essere indagato, senza ricevere alcun avviso di garanzia.

“Se la magistratura è l’unico organo preposto a comunicare questi atti, perché l’informazione è arrivata ai media? E chiedo a voi, colleghi politici: vi sta bene che indagini riservate diventino pubbliche? Sta bene a chi governa o aspira a governare?”

La domanda, accolta da applausi, è rivolta sia all’opposizione che alla maggioranza. Ai primi, Sala si rivolge direttamente, condannando “comportamenti sgraziati e fin maleducati” e avvertendo chi sfrutta politicamente la situazione: “Oggi a me, domani a te.”

Attacco diretto a Marcora
Il sindaco riserva la critica più dura all’ex consigliere Enrico Marcora, passato a Fratelli d’Italia, che ha pubblicato un fotomontaggio di Sala in abiti da carcerato.

“L’ho segnalato a Meloni e La Russa,” dichiara, lanciando un messaggio alla sede romana del partito: “Se la forza politica che ha accolto Marcora gli permetterà di fare carriera, vorrà dire che ne condivide il comportamento. Altrimenti, significherà che quel partito ha ancora rispetto per le istituzioni. Vedremo…”

Appello alla maggioranza
Dopo aver messo in guardia l’opposizione, Sala si rivolge alla sua maggioranza:

“Noi, e nessun altro, abbiamo il dovere di rispettare gli impegni presi con gli elettori. Se la maggioranza c’è, con coraggio, responsabilità e cuore, io ci sono.”

Le reazioni
La maggioranza lo applaude. Da fuori arrivano attestati di stima da Renzi e Calenda. Il Pd locale si compatta:

“Per Milano, con Sala, il Partito Democratico c’è,” dichiara il segretario metropolitano Alessandro Capelli. Pierfrancesco Majorino parla di un “discorso bello e sincero” e invita a proseguire con “combattività, unità ed energia”.

Più freddi i Verdi, che chiedono una revisione profonda delle politiche urbanistiche. Sinistra Italiana critica l’assenza di parole di cambiamento.

Nel centrodestra, le posizioni divergono. Antonio Tajani (FI) afferma:

“Non è la magistratura a decidere la fine di un’amministrazione. Sala non deve dimettersi.”

La Lega, invece, attacca duramente:

“Il centrosinistra ha fallito. Milano merita di tornare al voto.”

Carlo Fidanza (FdI) rincara la dose sui social:

“Sala resta aggrappato alla poltrona, protetto da una maggioranza Pd ormai esausta. Milano non può essere ostaggio di una sinistra in agonia.”

Infine, le ‘Famiglie sospese’ – acquirenti delle case bloccate dalle inchieste – esprimono delusione:

“Abbiamo sentito poche parole su di noi e ancora meno soluzioni. Non dimenticateci.”

22 Luglio
Autore
Redazione

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