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Transizione Ecologica, Illy capofila delle italiane

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Andrea Illy, numero uno della famosa ditta di caffè, sprona le italiane e fare da traino a livello globale

«In termini di passi in avanti forse il risultato è mediocre. Ma da un altro punto di vista, già il fatto di non aver smentito gli accordi di Parigi è qualcosa di enorme». A sottolinearlo è Andrea Illy, presidente di Illycaffè, in un'intervista a Il Sole 24 Ore. «La spinta pubblica può dare i giusti incentivi - dice- ma un approccio top-down in questo ambito ha il fiato corto. Il vero sforzo non possono che farlo le imprese, principali protagoniste per innovazione e capacità di investire. E qui l'Italia può giocare un ruolo di primo piano, diventando campione del mondo nella sostenibilità e nella transizione ecologica. E in fondo Glasgow conferma quanto già sapevamo: gli Stati, da soli, non bastano per vincere la sfida».

Investitori da un lato e consumatori dall'altro rappresentano importanti stakeholder che orientano sempre più le imprese in una direzione green, strada in cui l'Italia ha qualche chance aggiuntiva. «Il rischio di asimmetrie competitive esiste - sottolinea - ma le nostre aziende sono forti soprattutto nei prodotti customizzati, nelle nicchie di eccellenza ad alto valore aggiunto. Lontani dalle grandi serie e dalle produzioni di massa possiamo essere i primi a sposare con convinzione il tema della sostenibilità. Non perché lo impone Bruxelles o lo auspica Greta Thunberg. Ma perché da qui può nascere un nuovo vantaggio competitivo».

Illy si sofferma poi sull'attività della Strada Regenerative Society Foundation, nata nel 2020 e composta da una coalizione di imprese private, organizzazioni non-profit, università e accademia, con il supporto di diversi partner pubblici e privati. «L'idea è promuovere un nuovo modello di sviluppo - spiega - andando ad incidere in primis su un settore, quello agricolo allargato, che direttamente o indirettamente determina la metà del Pil mondiale. Il punto di fondo non è quello di ridurre i nostri consumi ma di migliorarne la qualità, superando il modello "estrattivo" e facendo in modo che le risorse prelevate siano rigenerate per un utilizzo successivo».

2 anni fa
Autore
Luca Morazzano

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