USA, Trump omaggia Kirk "martire"
Il presidente USA: "Charlie Kirk più grande che mai, ora è eterno" e ancora "Charlie Kirk un martire, io odio i miei avversari"
"Charlie Kirk è un martire. Non odiava i suoi avversari, voleva il meglio per loro. Ecco in cosa non ero d'accordo con Charlie: io odio i miei avversari, non voglio il meglio per loro. Non li sopporto... Hanno ucciso Charlie, ma quella pallottola era per tutti noi". Donald Trump chiude la cerimonia in onore di Charlie Kirk, l'attivista conservatore 31enne ucciso il 10 settembre, con un lungo discorso allo stadio di Glendale, in Arizona, davanti a circa 100mila persone. Altrettante rimangono fuori dall'impianto e assistono all'evento dai maxischermi.
"Quando hanno sparato a Charlie, ero nello Studio Ovale con persone molto importanti. 'Ora dovete andarvene, per favore', ho detto", dice Trump tornando ai momenti convulsi del 10 settembre. Kirk "è un martire per la libertà dell'America, nessuno di noi dimenticherà mai Charlie Kirk, la sua voce vivrà per sempre", dice il presidente evidenziando che "l'America è una nazione che piange, in lutto, siamo stati privati di un gigante. Lo onoreremo con la Presidential Medal of Freedom, l'onorificenza più importante del paese".
"Poco prima di arrivare al campus il giorno in cui è stato assassinato, un membro dello staff mandò a Charlie un messaggio dicendogli che c'erano molti studenti che non condividevano le opinioni... Charlie ha risposto al membro dello staff dicendo: 'Non sono qui per combattere contro di loro, voglio che si conoscano e si amino...' In quel momento privato, nel giorno della sua morte, c'è tutto quello che dobbiamo sapere su chi fosse veramente Charlie Kirk", dice Trump.
"I radicali e i loro alleati nei media hanno cercato di mettere a tacere Charlie per una semplice ragione: perché stava vincendo e stava vincendo alla grande... Hanno mentito su di lui perché non volevano che le persone lo ascoltassero o imparassero da lui".
Trump ringrazia Erika, la moglie dell'attivista, e rivolge un pensiero di vicinanza alla famiglia assicurando alle due figlie di Kirk che "il padre verrà venerato come un grande eroe americano'', un "grande patriota". "Le parole non sono mai abbastanza, questo è un vuoto che non si colma, ma spero che le emozioni di oggi e di questi 11 giorni vi possano confortare", dice ancora Trump alla famiglia.
"Kirk amava l'America e l'America amava Kirk", come dimostra il fatto che "riusciva ad avere sempre tanta gente, radunava tante persone" e "anche oggi c'è uno stadio pieno di persone, per non parlare delle decine di migliaia di persone per le strade che ci stanno guardando sugli schermi. E' una rinascita per milioni di americani, in particolare per i giovani". Il presunto assassino è un "mostro radicalizzato e a sangue freddo. Se Dio vuole riceverà la punizione completa e definitiva per il suo orribile crimine".
Kirk è stato ucciso "per aver detto la verità che aveva nel cuore. È stato ucciso violentemente perché parlava di libertà e giustizia, di Dio, della patria, della ragione e del buon senso. Charlie aveva ricevuto minacce di morte, io lo sapevo", prosegue il presidente.
"Charlie però andava avanti con la sua missione: andava nelle università e teneva dibattiti. E vinceva i dibattiti, vinceva le elezioni". "La lezione che Charlie ci ha dato nella sua vita è che non bisogna sottovalutare cosa può fare una persona con un buon cuore, con una causa giusta per cui lottare e con la volontà di combattere, combattere, combattere", dice Trump concludendo il suo intervento con l'ormai celeberrimo 'fight, fight, fight' prima di chiamare sul palco Erika Kirk. "Charlie Kirk ha iniziato con l'idea di cambiare le menti nei campus delle università, ha finito per cambiare la storia. Stiamo salvando il paese e Charlie è un fattore determinante".
"Ora è più grande che mai, ed è eterno". Allo stadio di Glendale in Arizona, dove il popolo Maga si è raccolto per la cerimonia funebre di Charlie Kirk, il presidente americano Donald Trump pronuncia il suo discorso per omaggiare l'attivista ucciso. Un discorso per il nuovo "martire per la libertà dell'America" che il tycoon snocciola davanti ai circa 100mila presenti e a quanti, rimasti fuori, assistono all'evento dai maxischermi.
"Quella pallottola era per tutti noi"
Ed è proprio a quel pubblico in lutto che il presidente Usa si rivolge. "Kirk amava l'America e l'America amava Kirk", le parole di Trump, che spiega come l'attivista "radunava sempre tante persone" e infatti "anche oggi c'è uno stadio pieno, per non parlare delle decine di migliaia di persone per le strade che ci stanno guardando sugli schermi". Una "rinascita per milioni di americani, in particolare per i giovani", dice il numero uno della Casa Bianca, che ci tiene a rimarcare il legame Maga - e Usa - anche nel tragico destino di Kirk: "Quella pallottola - dice - era per tutti noi. Non è stato solo un attacco a un uomo o a un movimento. È stato un attacco all'intera nazione" che ora "piange, in lutto" perché "siamo stati privati di un gigante".
La lezione del martire Maga
Dopo essersi scagliato contro l'assassino che "riceverà la punizione completa e definitiva per il suo orribile crimine", ma anche contro "i radicali e i loro alleati nei media" che "hanno cercato di mettere a tacere Charlie perché stava vincendo" e "mentito su di lui perché non volevano che le persone lo ascoltassero o imparassero da lui", ecco che Trump svela quella che sembra essere la lezione tramandata dal "martire per la libertà dell'America" ai posteri. Una lezione imparata a caro prezzo proprio "nel giorno della sua morte", perché in quel giorno "c'è tutto quello che dobbiamo sapere su chi fosse veramente Charlie Kirk".
"Poco prima di arrivare al campus il giorno in cui è stato assassinato, un membro dello staff mandò a Charlie un messaggio dicendogli che c'erano molti studenti che non condividevano le sue opinioni... Charlie ha risposto al membro dello staff dicendo: 'Non sono qui per combattere contro di loro, voglio che si conoscano e si amino...'", il racconto del tycoon, che quindi spiega che "Charlie non odiava i suoi oppositori".
Quindi la prospettiva di una 'redenzione' anche per il presidente Usa: "Io li odio e non gli auguro il meglio. Su questo non andavo d'accordo con Charlie. Scusa Charlie... magari Erika mi persuaderà'', le parole di Trump riferite al discorso della moglie dell'attivista, che in lacrime ha perdonato "quel giovane" che ha privato i suoi figli di un padre, perché così il marito avrebbe voluto.
E proprio prima di richiamare sul palco Erika Kirk e sciogliersi in un lungo abbraccio con la vedova, ecco la conclusione con l'ormai consueto "fight, fight, fight".
"La lezione che Charlie ci ha dato nella sua vita è che non bisogna sottovalutare cosa può fare una persona con un buon cuore, con una causa giusta per cui lottare e con la volontà di combattere, combattere, combattere", l'invito di Trump.
"Dio benedica Erika e i suoi figli", dice poi il presidente Usa che abbraccia a lungo la donna, mentre la cerimonia volge al termine tra gli applausi della folla che ha riempito l'impianto per l'ultimo saluto a Kirk.
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