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Aggressioni ai giornalisti: i dati preoccupanti del Viminale

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Dallo scorso anno +19% di aggressioni ai giornalisti, un dato in controtendenza con i numeri della libertà di stampa in Italia di RSF

In seguito al caos creato negli ultimi giorni dalle manifestazioni no vax e no green pass, al Viminale si è svolta una riunione del Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, istituito nel 2017 per approfondire e analizzare il fenomeno, cercando soluzioni da adottare per contrastarlo.

La riunione ha visto la partecipazione di Carlo Verna, presidente dell’ordine dei giornalisti, del capo della polizia Giannini e del segretario generale della Federazione nazionale della stampa Raffaele Lorusso.

Nell'incontro è stato trattato l’incremento del 19% degli episodi di intimidazione nei confronti dei giornalisti rispetto allo scorso anno, prendendo come riferimento il periodo fino al 31 luglio. I partecipanti hanno riconosciuto l'urgenza di contrastare il fenomeno e l’esigenza di individuare gli strumenti adatti a tale scopo, soprattutto nell'ambito della rete. Come prevedibile, infatti, più del 50% degli atti intimidatori si sono consumati su Internet, ambiente nel quale le persone si sentono più protette da eventuali ripercussioni legali.

Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha sottolineato la necessità di “misure finalizzate a rafforzare la tutela non solo dei giornalisti ma di tutte le categorie più esposte a episodi di odio”. 

A contribuire a far diventare il clima rovente sono state senza dubbio le discussioni sviluppate nell'ultimo anno intorno ai vaccini e ai provvedimenti presi dai governi per contrastare la pandemia, uno su tutti il Green Pass.

I dati sulla libertà di stampa in Italia

I dati citati dal Viminale sono in realtà in controtendenza con i numeri che riguardano la libertà di stampa in Italia, che include nel calcolo dell’indice anche le violenze contro i giornalisti. Secondo le rilevazioni di Reporter Senza Frontiere, l’Italia è passata dalla 77esima posizione in classifica del 2016, dato sconcertante, alla 43esima del 2021, non un dato positivo ma indicativo di un netto miglioramento. 

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Emanuele Di Casola

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