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Vincere è l’unica cosa che conta

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Contro i detrattori della Vecchia Signora e soprattutto di Max Allegri un'analisi che porta dritto alla bacheca dei trofei vinti in questa stagione

I detrattori della Vecchia Signora, categoria che in Italia conta più iscritti della previdenza sociale, hanno fatto del motto di “Madama” il manifesto di tutto ciò che c’è di male nel calcio.
Perché, lo sanno tutti, che le feste di piazza di quelli che festeggiano lo scudetto del possesso palla sono sempre le più spontanee e divertenti.

In osservanza di tale odioso motto, fu il perfido Andrea Agnelli a riportare sulla panchina della Juventus l’amico Massimiliano Allegri da Livorno, detto Acciughina, dopo averlo allontanato solo due anni prima. 

Allontanamento del quale non era mai stato convinto, ma spronato, si dice, dalle pressioni ricevute in società dai fidati collaboratori, in primis Pavel Nedved, e dall’opinione pubblica abbagliata dalle funamboliche geometrie di Maurizio Sarri & compagnia cantante.

Sulla parentesi sarriana in bianconero stendiamo un velo pietoso e andiamo avanti. L’arrivo del Max, da subito, aveva galvanizzato la piazza. Dopo 3 anni l’hastag #allegriaout è più trandtopic di #stopwar e #pandorobalocco. Beninteso, il buon Massimiliano c’ha messo del suo, prima fra tutte la permanenza del disastroso Alex Sandro, e la ricerca spasmodica di un gioco speculativo e mai veramente propositivo. 

In questi tre anni allegriani, la Juventus si è arricciata su se stessa, sempre più depressa da manovre tattiche poco digeribili, ingabbiata da un difensivismo stucchevole, portato avanti anche contro formazioni di categorie inferiori. 
Con il sudato pareggio di domenica scorsa contro la già retrocessa Salernitana e l’orribile girone di ritorno 2024 a ritmo serie B ecco il manifesto di queste tre stagioni complicate.

Più di una volta, guardando Max ingabbiato nella sua area tecnica, l’ho immaginato vestito da Tafazzi, intento a randellasi gli zebedei per motivi a nessuno comprensibili. Quelli che ci capiscono di calcio, quelli che parlano di bel giuoco, quelli che salgono sul carro di Sarri, poi scendono e vanno su quello di  De Zerbi, poi scendono e salgono su quello di Motta, ma nel dubbio stanno sempre su quello di Guardiola, loro ci spiegano che Max di botto non capisce più nulla di calcio. Che  è stato fermo due anni e non s’è aggiornato.
E siccome sparare alzo zero contro Acciughina fa tanti like, allora ci prendono la mano e li senti anche usare espressioni come “bollito”, “inadeguato” “pippa”, nelle trasmissioni della domenica, contro un signore che ha vinto 6 scudetti e 5 coppe Italia.

A guardare gli exploit social di certi giornalisti ed ex calciatori, viene da chiedersi se l’anti-allegrismo sia di fatto una nuova branca del giornalismo, un po' come il vaticanista. Mai nella storia recente abbiamo assistito a tanta critica nei confronti di un allenatore. C’ha messo Allegri del suo? Probabile. È davvero così incapace? Ne dubito. In otto anni di Juve solo una volta lo abbiamo sentito chiedere pubblicamente un giocatore. 
Appena arrivato nel suo secondo mandato, con voce disperata alla prima o seconda conferenza stampa lo abbiamo sentito sperare in un regista. Uno qualsiasi.

Gli hanno preso 4 intenditori, innumerevoli ali destre, mediani come se piovessero e a sfregio Aaron Ramsey. Quest’inverno chiedeva Bonaventura. 
Un Bonaventura non si nega a nessuno, siamo seri. 
Gli hanno preso un mediano che giocava punta, quando giocava, nella versione inglese della Salernitana.

Ora ti danno una squadra, a parer mio incompleta, forte sì, ma male assortita.
Poi a campionato in corso ti tolgono 12 punti, poi te li ridanno, con quella squadra arrivi secondo contro un Napoli straordinario, e poi i punti te li rilevano.

Non mi addentro in manovre complottistiche, perché si sa in tema di Juventus in questo paese non è concesso azzardare teoria a sfavore. Tuttavia ancora una volta il presidente della FIGC Gravina non è sceso a premiare una squadra vincitrice con le maglie bianconere. 
Quale altro allenatore, con una società azzerata, sarebbe stato capace ti tenere la barra dritta in questo marasma?

L’ultimo atto dell’Allegri bis, è una finale contro un'Atalanta bellissima, capace di sculacciare il Liverpool a casa sua, finalista di Europa Leaugue, che solo pochi giorni fa strapazzava la Roma di De Rossi. L’Atalanta emblema e stendardo di tutti i giochisti del mondo. 
Per la prima volta gli orobici arrivavano ad una sfida con la Juve da strafavoriti.
Pronostici roboanti presagivano ad una mattanza di zebre. Ma un dubbio devastante ci assale al 9'0.

Come mai la “pippa” il “bollito”, che manda in campo 5 giocatori della seconda squadra, concede alla funambolica Dea un solo tiro in porta? Arbitro e Var permettendo, il risultato finale della finale di ieri sera sarebbe stato assai più tondo. 
Dopo aver segnato 0, per tutta la stagione, nella casella degli on field review a favore di “Madama”, vuoi che la sala Var di Lissone muovesse questa singolare statistica proprio ieri sera che si assegnava un trofeo. 

Con calma, quelli che ci capiscono di calcio, ci spiegheranno come mai l’intervento di Hien su Vlahovic non sia stato punito con rigore e secondo giallo.
Cronometrando, l’esame dell’intervento del difensore bergamasco, ha richiesto un tempo molto inferiore a quello che impiegano i tecnici Ferrari a cambiare un singolo pneumatico. 

Sarà quello, saranno tutti gli altri episodi che ricordano, o probabilmente, si dirà, immaginano, i gobbi  in questa stagione, che nei minuti finali è esplosa la furia di Mister Max da Livorno. Perché una cosa è chiara di questi anni dell’Allegri Bis, Max è più gobbo di tutti. Sta forse un po' sotto Boniperti ma tanto sopra a tutti quelli che #AllegriOut.

Sarà forse per quello che la curva, che lo aveva fischiato al suo arrivo, ora lo ama, e lo vuole a dispetto del prodigioso Motta o del ritorno di quello che 10 euro non erano abbastanza. Massimiliano Allegri ha portato nelle bacheca 5 scudetti, 5 coppe Italia. Fatemi un fischio quando ci arrivano Sarri, De Zerbi o Thiago Motta. S’è fermato in finale con due squadre memorabili, giocandosela in almeno uno dei due casi. 
Col suo gioco, col suo calcio. Spesso, almeno nel primo ciclo, dominando. Rimanendo fedele a se stesso. Rispondendo a critiche ben oltre che feroci, col sorriso e con l’ironia. Poteva abbandonare la nave, e invece c’ha messo la faccia. Tutte le sante domeniche.

Perché “Vincere è l’unica cosa che conta”. E alla fine Massimiliano Allegri da Livorno detto Acciughina, detto corto muso, ha vinto. Alla fine della stagione segna “uno” nella casella dei trofei. E ai profeti del giochiamo resta Tafazzi. 

16 Maggio
Autore
Stefano Paparcone

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