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Sanremo tra Amadeus, Fiorello e polemiche lbgtq

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Il conduttore si confessa da Bruno Vespa ma intanto esplodono le accuse. Pillon: "è un festival lbgtq"

"Una festa della musica e dell'amicizia". Così Amadeus definisce Sanremo 2024, ospite di Bruno Vespa a 'Porta a Porta'. Vespa gli ricorda i ricorda i record di Pippo Baudo, 13 festival, e Mike Bongiorno, 11 festival, e Amadeus chiosa: "Amadeus cinque. Il quinto ancora lo dobbiamo fare".

Fiorello? Con lui, appunto, "può accadere di tutto, Fiorello sarà qui fuori dal Teatro Ariston con il suo Glass, sarà un collegamento continuo con l'Ariston. Poi il sabato sarà coconduttore con me, però potrà accadere di tutto durante quattro sere e io non so assolutamente ciò che potrà fare". Quindi anche durante le prime quattro sere potrà uscire dal glass e entrare in teatro, spiega Amadeus rispondendo a Vespa, "ma non potrà mai salire sul palco: io gli ho detto tu puoi entrare in platea, arrivare fino alla base dell'orchestra ma non puoi salire sul palco, è vietato fino a sabato. Ha detto: ah sì, allora mi scateno in platea". Amadeus riconosce il 'peso' dell'amico: "Questo non è il mio festival, è il nostro festival. Non avrei mai potuto fare quattro festival e mi accingo a fare il quinto, senza avere Fiorello con me. Lui mi fa molto ridere e poi devo dire che è estremamente paterno con me: ha 2-3 anni più di me ma è veramente come fosse mio fratello maggiore, cerca sempre di consigliarmi per il meglio, di essermi sempre vicino, per me è fondamentale. Arriva a Sanremo domani. Sapere di averlo nella camera di fronte mi rende proprio sereno. Possiamo iniziare il festival". È la tua coperta di Linus, suggerisce Vespa."Assolutamente sì".

Sui risultati d'ascolto, Amadeus dice: "è merito delle canzoni in gara". Sul 66% di share: "Tutto ciò che è inaspettato incuriosisce il pubblico e Sanremo sono 5 sere con 5 ore di diretta ogni sera, può accadere di tutto".

Celentano: "è un sogno, Adriano è un desiderio, sognare non costa nulla. è desiderio mio di fiorello di milioni di italiani. non mi sento di illudere, mi sento di dire che purtroppo non credo. Ma le porte del festival sono sempre aperte e se mai decidesse di venire lo andremmo apprendere anche al casello dell'autostrada".

Amadeus traccia per Vespa un bilancio del quinquennio sanremese: "Ogni festival è a sé, ognuno ha una ragione per essere ricordato. Quindi il primo è stato il primo, una grande emozione per me e cominciare quello che era il mio cambiamento, l'idea di musica attuale. il secondo lo sai, l'anno del covid, è diventato purtroppo un festival storico per effetti negativi anche se poi si è rivelato un festival di grande affetto da parte del pubblico. E questo affetto è stato ricambiato da parte nostra. Il terzo la rinascita, il pubblico in teatro con le mascherina. L'anno scorso il festival che ci ha permesso di tornare alla normalità con record d'ascolti. E questo io mi augiro che sia il festival che faccia divertire il pubblico a casa, che sia una festa della musica, dell'amicizia, nel senso che tanti dei coconduttori, i coco come dice Fiorello, sono miei amici e questo senso di amicizia possa essere recepito dal pubblico a casa e possa essere una grande festa della musica", conclude.

Un altare, un uomo e una donna in attesa del fatidico sì, una ragazza che irrompe in Chiesa e si porta via la sposa sotto la pioggia prima che il matrimonio abbia luogo, salendo con lei su un autobus verso una nuova vita. E' la trama dello spot Pupa per Sanremo 2024, pubblicato in anteprima dal sito 'Affari Italiani' e la cui uscita è prevista per la prossima settimana. Trenta secondi di una storia d'amore omosessuale sui quali infuria già una violenta polemica. "Questo spot rientra nello schema della normalizzazione a tutti i costi delle relazioni omosessuali -tuona infatti il senatore della Lega Simone Pillon- Se a noi adulti lascia indifferenti, è invece un potente strumento di indottrinamento per i ragazzini".

Tutto questo "ossessivo lasciare messaggi in questi termini porta ad una sorta di propaganda sapientemente orchestrata che ha la finalità di portare avanti quello che è un vero e proprio contagio sociale -aggiunge Pillon- Le conseguenze sono quelle che vediamo con l'aumento della disforia di genere, la confusione di orientamento sessuale nei ragazzini e a farne le spese sono loro. Se andiamo avanti cosi dovremo mettere l'avviso 'questo spot nuoce gravemente all'orientamento sessuale dei giovani". Sanremo "è seguito dai giovani -scandisce il senatore leghista- sono anni che fanno un indottrinamento, è diventato un festival lgbtq. Che si continui così lo trovo veramente stucchevole".

A strettissimo giro arriva la replica di Natascia Maesi, presidente nazionale Arcigay, che risponde secca: "Se Pillon grida allo scandalo di fronte ad uno spot che racconta la fuga di due donne che scelgono di amarsi sfidando le convenzioni sociali e il destino di un matrimonio eterosessuale imposto o non desiderato, è perché crede di vivere ancora nel Medioevo, in un mondo che non c’è più. Che gli piaccia o no, le lesbiche esistono e mettono su famiglia". E ciò che "nuoce gravemente alla salute dei giovani non è la normalizzazione dell’omosessualità che da loro è già stata sdoganata, ma la mancanza di programmi di educazione all’affettività e al consenso nelle scuole. Sono proprio i giovani a chiederci di essere informati, consapevoli e quindi tutelati dalla violenza che nasce dal pregiudizio. E a loro che dobbiamo dare risposte serie e credibili, invece di riproporre la solita la caccia alle streghe", aggiunge la presidente dell'Arcigay.

Nel dibattito intervengono anche i pubblicitari, che tentano di smorzare le polemiche. "Non capisco la ragione che possa stimolare una polemica, tanto meno un'incitazione all’omosessualità – commenta Marianna Ghirlanda, presidente di IAA International Advertising Association – Mi occupo di comunicazione da 25 anni e posso dire con certezza che questo è uno spot bello, delicato e che comunica un messaggio positivo di libertà. Oltretutto non vedo nemmeno un bacio o un atteggiamento che possa disturbare sensibilità particolari".

"Sembra che i nostri politici, non tutti per carità non generalizziamo – interviene Andrea Crocioni direttore di TouchPoint, storica testata di riferimento nel mondo della pubblicità - abbiano trovato nuova linfa nel farsi pubblicità attraverso la pubblicità stessa. Cosa che evidentemente funziona visto l’attivismo di alcuni nell’accaparrarsi i riflettori mediatici anche su questo versante. Vero che in Italia siamo tutti ‘allenatori della nazionale’ però credo – continua l’esperto di pubblicità - che sarebbe meglio se i politici facessero i politici concentrandosi semmai sui problemi reali della gente, lasciando ai pubblicitari fare i pubblicitari".

2 Febbraio
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