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Verso Torino-Frosinone: l'analisi di Giorgio Ballario

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Giornalista e scrittore, tifoso granata, guarda al prossimo match tra il Toro e i ciociari ricordando il calcio di una volta

Giorgio Ballario ne ha visti di campionati. Certo, vivendo sotto la Mole ultimamente è cresciuta anche l'amarezza considerando il numero di derby persi a favore della rivale Juventus. Ma ha di che consolarsi il giornalista Ballario, una vita a la Stampa di Torino, infatti i suoi personaggi letterari fanno evadere lui e i suoi numerosi lettori, dall'ufficiale dei carabinieri Morosini impegnato nei territori dell'Africa orientale italiana al detective privato Hector Perazzo che vive le sue storie in una Torino recente e globalizzata. Oggi guarda al suo Toro con una punta di rimpianto per come è andato il campionato ed è pronto per la prossima partita che vede l'undici granata impegnato contro il Frosinone. 

Il campionato del Torino è in andamento rispetto agli obiettivi iniziali?
L'obiettivo massimo era ambire a un posto in Europa. Al momento siamo ancora in corsa, quindi in buona sostanza la risposta è sì, anche se per strada abbiamo lasciato troppi punti con le “piccole” e non credo che alla fine ce la faremo a raggiungere un posto europeo.

Cosa è mancato al Toro per fare un salto di qualità?
Dal punto di vista tecnico sono mancate continuità e concentrazione in tre o quattro partite considerate facili: con 5/6 punti in più parleremmo di un altro campionato. E poi c'è stato il problema serio degli infortuni di Schuurs e Djidji, due difensori titolari che quest'anno non hanno quasi mai giocato. Dal punto di vista più generale, per fare un salto di qualità manca un progetto chiaro e una presidenza che abbia denaro, voglia e capacità di farlo.

La tifoseria è soddisfatta della conduzione tecnica di Juric?
In maggioranza penso di sì, malgrado Juric abbia commesso alcune ingenuità tecniche e anche comportamentali, entrando un paio di volte in contrasto con i tifosi. Non è riuscito a far fare il salto di qualità auspicato, ma da quando tre anni fa ha preso la squadra se non altro le ha dato carattere e identità dopo due campionati disastrosi, nei quali il Torino rischiò la retrocessione.

Cosa manca al Toro per tornare a competere con le grandi del calcio italiano?
Di primo acchito dovrei rispondere “il denaro”. Ma non è vero, non è solo quello. Come dicevo prima, manca una progettualità e la precisa volontà societaria di migliorare di anno in anno, sia a livello sportivo che di strutture del club. Per forza di cose l'esempio da seguire non può essere l'Inter o la Juve, società che in un modo o nell'altro hanno sempre ingenti risorse finanziarie; però potrebbe essere l'Atalanta. Ma Cairo, dopo 18 anni di presidenza, non l'ha ancora capito. Oppure, molto più probabilmente, non gli interessa. 

Chi ha deluso come giocatore?
Quest'anno Sanabria e Ilic hanno giocato al di sotto delle aspettative e Milinkovic Savic alterna troppi alti e bassi per essere un portiere affidabile. Così così anche Vlasic, dal quale ci si aspettava di più.

E quello che ha sorpreso in positivo?
Buongiorno si è confermato uno dei migliori difensori del campionato, Bellanova ha sorpreso per doti fisiche e tecniche e Zapata, malgrado l'età, è tornato quello di due o tre anni fa.

Un punto nel derby contro la Juventus è un traguardo o ancora una volta un atto di frustrazione rispetto alla longevità di una striscia senza vittorie che nelle stracittadine è la più lunga d’Europa?
E' un punto che non serve a nulla, né per la classifica, né per il morale e tanto meno per la storia. Ricordo, en passant, che il bilancio nei derby non è mai stato così straordinariamente negativo come sotto la presidenza Cairo: in 18 anni e 30 stracittadine ha collezionato 23 sconfitte, 6 pareggi e una sola vittoria.

Come è vissuto sotto la Mole il calcio?
Ho l'impressione che la città lo viva in modo molto più distaccato rispetto ad alcune decenni fa, da entrambe le parti. Del resto è inevitabile, visti i risultati che ho citato nella risposta precedente: come può essere attrattivo e appassionante un derby che si sa già come va a finire?

Come giornalista, scrittore, appassionato, hai vissuto tante stagioni. In cosa è cambiato secondo te il calcio di oggi?
Il calcio è cambiato da molto tempo, non certo da oggi o da un paio d'anni a questa parte. A me non piace e non diverte più come prima, ma questa potrebbe anche essere una conseguenza della carta d'identità, quindi un'opinione personale. Però non credo di sbagliare se dico che il calcio italiano, ma in parte anche internazionale, sia meno appassionante di un tempo. Magari più bello esteticamente (ma attenzione, non c'è solo Real Madrid – Manchester City!), più vigoroso dal punto di vista atletico, ma assai più noioso, prevedibile e lontano dalla gente. Oltreché sempre più virtuale, cioè fruito in televisione. Tornando al nostro campionato, rimpiango i tempi in cui poteva vincere lo scudetto non solo il Torino, ma anche il Cagliari, il Verona, la Sampdoria, la Lazio. Negli ultimi 23 anni il titolo l'hanno vinto sempre Juventus, Inter e Milan, con le eccezioni della Roma nel 2001 e del Napoli lo scorso anno, che non sono certo squadre piccole o di medie dimensioni economiche. E' un campionato divertente? Combattuto? Equilibrato? 

Il calcio di oggi è letteratura?
Si può fare letteratura con ogni manifestazione umana, persino con un calcio noioso e globalizzato come quello contemporaneo. Però è indubbio che certi personaggi del passato erano più romantici, più sfaccettati, meno omologati e quindi più letterari. Oggi i giocatori sono dei polli in batteria, gli allenatori devono stare attenti a qualsiasi parola, non possono nemmeno più fumare in panchina. Ma che cosa ne sarebbe del personaggio letterario Zeman senza la sigaretta incollata alle labbra? E i presidenti, non ne parliamo: ora sono manager, CEO, Chief Operating Officer. Non capiscono nulla di calcio ma sanno tutto di operazioni finanziarie, di plusvalenze... Poi talvolta li beccano con le mani in pasta come magliari del mercato rionale. Gian Luca, ma tu te li ricordi Anconetani, Rozzi, Gaucci, Prisco, Mantovani, Dino Viola, persino Boniperti? E il primo Berlusconi, naturalmente. Con quelli erano letteratura pure gli articoli della Gazzetta dello Sport.

Cosa temi del Frosinone in vista della prossima partita di campionato? 
Il Frosinone ha alcuni giovani di ottime speranze, ricordo che nella partita di Coppa Italia ci buttarono fuori con azioni tecniche e veloci. Sinceramente ora non so perché si trovi in brutte acque, mi auguro che non si riprenda proprio nella partita di domenica prossima. A dir la verità temo soprattutto le ripetute amnesie del Torino con le piccole: nelle ultime settimane abbiamo buttato via 5 punti su 6 con Salernitana e Empoli. 

In Coppa Italia nei 120’ di match l’ha spuntata la squadra ciociara: cosa ricordi di quella partita?
Come detto ricordo dei contropiede devastanti portati avanti da quei ragazzini terribili: Ibrahimovic, Soulè, Reinier. 

Le tre squadre maggiormente indiziate alla retrocessione. 
La Salernitana ormai è andata. Le altre due che retrocederanno usciranno dal poker Frosinone, Sassuolo, Verona ed Empoli.

Un pronostico in vista del match contro il Frosinone.
Toccando ferro dico 1.

17 Aprile
Foto: pixabay
Autore
Gian Luca Campagna

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