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Il figliol prodigo, Spalletti e il piatto a Fagioli

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Dalla polvere all’altare sembra recitare il suo destino, a dispetto di una giovanissima età: la squalifica per scommesse e ora la convocazione in Nazionale

Aria d’Europa. Non tanto alle prossime elezioni per il rinnovo di un’Europa che dovrà dimostrarsi ancora più unita rispetto al recente passato, ma quanto piuttosto per gli imminenti Europei di calcio, che si giocheranno in Germania dal 14 giugno, una manciata di giorni dopo dall’esito delle urne.

L’Italia di Spalletti, dopo la grande fuga col solleone di Roberto Mancini, ha strappato il pass agli spareggi contro l’Ucraina (a proposito di Ue unita) e si troverà nel primo turno a giocarsela contro Spagna, Croazia e Albania. Il compito più difficile di un selezionatore tecnico è quello di pescare i calciatori più rappresentativi e far giocare quelli più in forma, quindi Spalletti nella prima scrematura delle convocazioni ha dovuto fare delle scelte, sacrificando qualche pezzo pregiato che aveva regalato sorrisi a Euro20 come Immobile e Locatelli e riesumando chi era stato sepolto dalle sue stesse disgrazie, come Fagioli. 

Dalla polvere all’altare sembra recitare il suo destino, a dispetto di una giovanissima età. Sapete che Nicolò Fagioli a inizio stagione si era macchiato del peggiore dei peccati per uno sportivo: quello di lanciarsi nelle scommesse. In siti illegali. Accumulando debiti fino a 3 milioni di euro, scommettendo anche sulle gare dei pulcini siamesi.  Uno schiaffo non solo alla sportività ma anche a quello status di privilegiato che nelle società hanno i calciatori, dato che il ragazzo prendeva uno stipendio di 1 milione d’euro, dilapidato in un amen con scommesse compulsive. Fino a quando il centrocampista della Juventus classe 2001 è stato pizzicato dagli inquirenti sportivi, interrogato e punito con 7 mesi di stop.

Ma alle persone si concedono chance e chance e la parabola del figliol prodigo alla fine brilla nella produzione letteraria di ogni religione. Del resto il perdono, la redenzione e il riscatto appartengono alle belle storie della vita. Così,  Fagioli dopo essere stato in terapia, non abbandonato a se stesso, con una società vicino, ha sudato per riconquistarsi un posto al sole, pagando il suo ‘debito sociale’ lontano dai campi di calcio, incontrando gli studenti ammonendoli sulle trappole del demone del gioco, sudando in allenamento, sbuffando contro se stesso e il destino, finché la deadline che lo separava dalla rinascita si assottigliava sempre più. Così, Fagioli è tornare a disegnare geometrie su un campo di calcio, proprio contro la remuntada della Juve contro il Bologna (da 0-3 a 3-3), la possibilità di giocarsi altri scampoli di calcio (contro il Monza e magari anche con la maglia della NextGen, la JuveB) e contribuire alla sua stessa rinascita. Ma l’accelerazione a questa resurrezione dagli inferi gli è stata data anche da Luciano Spalletti, poiché il ct della Nazionale lo ha convocato per gli Europei. Certo, non è la selezione definitiva, ma il messaggio è chiaro: c’è spazio per tutti, niente porte chiuse, il perdono e l’abbraccio quando c’è il pentimento e il lavoro sono un traguardo naturale. Insomma, più Fagioli meno lenticchie, rimanendo in ambito di storie religiose, perché qui i valori sono nobili.

Ma come nella storia del figliol prodigo c’è il finale amaro, quello del figlio rimasto accanto al padre che vece scivolare la sua posizione di fedele servitore in secondo piano. Siamo felici per Fagioli ma cosa penseranno di questo Immobile e Locatelli?

1 anno fa
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