Lo sfogo, l’ipocrisia e il sistema libro di Giuseppe Cesaro
Lo scrittore si sfoga criticando il sistema del libro ma lo autoalimenta per cercare pubblicità
La forma pubblicitaria è efficace. Ma la riflessione porta nudità. Come tanti scrittori ho letto quanto scritto da Giuseppe Cesaro che in una lettera sfogo ha annunciato di cessare l’attività di scrittore con la propria identità ma di continuare a scrivere (perché è la sua vita, dice) come ghost writer.
E già questa è la prima, palese, contraddizione. Cesaro s’avventura in un’analisi spietata del sistema editoriale italiano, soprattutto perché questo resta un Paese che scrive ma non legge. Cesaro ha contato una media di 230 (!) titoli in uscita al giorno, una contabilità che manda in tilt il mercato nelle sue fasi di distribuzione, comunicazione e promozione, perché poi le librerie spingono quei titoli e quegli autori che sono stati indicati dalle case editrici, tranne qualche rarissima eccezione. E quindi che spazio resta agli autori sfigati che non hanno santi, protettori e che forse non sono capaci nemmeno di smignottare? Poco, in verità. Anche se poi nel mercato degli amici degli amici diventa necessario sbatterti per trovare anche un posto all’ombra, magari elemosinando una presentazione in un festival di provincia o un piazzamento decoroso in un concorso alla buona. Fa curriculum, seppure modesto, e ti concede un minimo di visibilità, da postare ai posteri sui social. E sì, perché poi lo scrittore è solo anche nelle fasi della promozione. Anche uno come Cesaro, che pubblica con la Nave di Teseo, non certo con la casa editrice che ha sede in un garage alla periferia di un borgo. Ma navigare non è semplice, si sfoga. Certo. Cesaro ha pubblicato tre romanzi col proprio nome e cognome ma tanti titoli di successo a nome di altri, prestando la sua capacità di descrivere emozioni e situazioni a volti noti dello spettacolo, dello sport e della tv, che hanno la visibilità ma non la capacità: insomma, ha accettato il compromesso di stare dietro le quinte per vivere di scrittura, seppure lo frustra la vicenda che il bell’attore ha anche successo come scrittore grazie a quello che confeziona lui, invece scansato da quella gloria che ogni artista insegue. Quindi? Quindi basta scrivere romanzi con la propria identità, Cesaro tornerà a scrivere solo come ghost writer. Alimentando, ovviamente, quel sistema di cui si lamenta e che dice di contrastare. Ma che lo fa vivere.
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