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Il cabaret istituzionale delle maschere della politica

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Siparietto a Caivano tra il presidente del Consiglio Meloni e il governatore campano De Luca: tra stronze e figuracce

I personaggi della Commedia dell’arte da sempre hanno colorato la scena politica italiana. Anche quella più alta. Poi, il linguaggio, da Berlusconi in su, è stato sdoganato, tant’è che il presidente del Consiglio in visita a Caivano ieri ha dato prova non solo delle italiche maschere ma anche, inevitabilmente, di un carattere unico, tosto, altro che da quello della pesciarola come spesso viene apostrofata quando la romanità ha il sopravvento su un ipotetico bon ton e su un protocollo istituzionale cestinato. Il “presidente, (sono) la stronza della Meloni... Come sta?” rivolto a un De Luca pietrificato vale più di mille rimbrotti spediti al governatore della Campania quando, nel salottino di Montecitorio, reclamando più fondi per il Pnrr, quello apostrofava Giorgia Meloni come stronza.

Da una parte il passo spedito di una maschera romana, che non può essere certo il Miles gloriosus di plautiana memoria, nemmeno Rugantino o Meo Patacca, chissà, forse la Zingara, dall’altra un Pulcinella più che un Capitan Matamoros che resta paralizzato, inusualmente senza parole, messo ko tecnico da parole più che da una spada o da una volgarità, anche perché Giorgia Meloni non rispedisce al mittente l’offesa ma ricalca la definizione subita. Con sarcasmo, con carattere, senza sconti. Della serie, non ti rispondo oggi ma prima o poi ti incontrerò e allora sì preparati a una figuraccia memorabile.

Caivano è diventato un feudo meloniano? Chissà. Probabilmente l’azione del governo centrale è stata più incisiva di quella espressa da quello regionale. Ma stavolta a finire sotto l‘occhio di bue non è la location o l’intervento per sradicare criminalità, malcostume e indecenza ma il saluto (perché questo è) di due figure istituzionali che al di là di qualità oratorie e incisività nella politica governativa hanno sempre dimostrato capacità affabulatorie (anche cabarettistiche nel caso di De Luca o derive coatte nel caso della Meloni). Poi,  qualche minuto dopo il saluto di Teano (pardòn, di Caivano) il presidente De Luca sta bene a dire al crocchio della stampa che lui è una persona educata e garbata e quindi ha risposto al saluto di Giorgia Meloni. E no, presidè, rimanendo tra il romanesco e il campano, da uomo di spettacolo qual è, avrebbe dovuto riconoscere a Giorgia che stavolta t’ha fatto fa ‘na figura de mmerda.

29 Maggio
Autore
Gian Luca Campagna

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