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La filosofia dell'azienda agricola Olleia sposa una dieta sana

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Nella pianura di Sezze, in provincia di Latina, insistono piante tradizionali con quelle di Asia e America in nome dei benefici nutrizionali per il cliente finale

Lo sguardo si perde lontano. Oltre quei 20 ettari che segnano i confini verdi dell’azienda agricola ma che superano quei limiti che il cuore non impone. La famiglia Olleia ha occupato una porzione della fertile pianura pontina dai tempi della bonifica delle Paludi, ha poi però abbracciato quelle che sono le regole del mercato, con i suoi flussi, le sue scelte, le sue storture ma anche con le sue novità.

Osservare o camminare tra i sentieri dell’azienda agricola Olleia che si distende sotto Sezze, nella fertile provincia di Latina, è smarrirsi tra il verde delle diverse coltivazioni e i sogni di chi ogni mattina si alza per assistere al grande miracolo della natura, che genera e si rigenera, in un instancabile gioco di routine che significa vita.

La singolarità di questa azienda agricola a genuina tradizione familiare si traduce in campi (e serre) coltivate a pomodori, broccoletti, cicoria, spinaci, prezzemolo, cardi, zucche e broccoli fino a esaltare il prodotto tipico della terra di questa zona, il carciofo Romanesco, “anche se da qualche tempo abbiamo anche piantato la qualità Madrigal” precisa Daniele Olleia, interprete di questo spirito, una vita di sacrifici, cominciata sin da ragazzino quando si appassiona ai tesori della terra fino ad abbracciare gli studi agrari: una scelta dettata più dalle regole del mercato e dalla velocità di (ri)produzione del frutto, che è il triplo rispetto al carciofo locale.

Lo sguardo della famiglia Olleia, che parte da Costantino, si trasmette in Daniele e Roberto, oltre che per Luciana Paglia, Camilla Di Giandomenico e Katia Tovo, si perde lontano, va oltre la linea disegnata dalle distese di broccoletti e carciofi, oltre anche i due ettari di terra coperti da serre, si ferma su quelle coltivazioni esotiche, che oggi sia per questioni di tendenza che per cambiamenti climatici hanno una discreta incidenza sulle sorti aziendali.

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Ma non ci sono soltanto piante tropicali che oggi fanno bella presenza nelle cassette dei mercati, insistono anche quelle piante del Nord Europa, più abituate ai climi freddi, coltivate qui da anni, in nome di un ideale salutistico che è alla base della filosofia aziendale. “Il cavolo riccio Kale ha delle grandi proprietà benefiche oltre che bello a vedersi per il suo colore viola vivace” interviene decisa Katia Tovo, moglie di Daniele, anche lei studi agrari nel suo percorso scolastico e un'adolescenza trascorsa nell'azienda di bestiame della sua famiglia. “Possiede una scala di valori antiossidanti decisamente maggiori del cavolo tradizionale, ed è talmente bello che dal suo gambo si ricava un estratto per colorare di blu i primi piatti” rivela.

E poi svetta la regina verde: lei, il pan di zucchero, una specie di insalata o se preferite cicoria e radicchio, che ormai domina i mercati rionali e fa bella figura sulle tavole degli italiani, servita anche stufata. E ancora il pak-choi, da noi noto come cavolo cinese, che tradisce le sue estreme origini orientali, simile a una verza, particolarmente ricco di glucosinati, composti segnalati per prevenire il cancro. L’elenco è lungo: crescono anche i topinambur, pianta originaria del Canada, un tubero che ha un alto contenuto di inulina, prodotto quindi indicato nella dieta di persone diabetiche in quanto l'inulina funziona come riserva di carboidrati.

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“Non pensate però che queste specie vegetali abbiano attecchito qui da poco tempo, già mio nonno più di trent’anni fa aveva sperimentato queste coltivazioni, come la zucchina spinosa, nota col suo nome originario chayote” specificano Daniele e Katia, che maneggiano questi frutti provenienti dall’America centrale, in particolare Messico e Costa Rica: se l’involucro ha spine, l’interno costituisce il frutto, anche se sia foglie che radici sono commestibili, trattate come asparagi e conservate sott'olio o sott'aceto. Utilizzata come una zucchina, viene fritta e condita, oppure bollita e condita come un'insalata, o abbrustolita come contorno, specialmente per carni rosse, addirittura candito per torte e dolci. Le sue qualità? Previene disturbi cardiovascolari.

E a proposito di dolcezza. Quante volte vi sarete incuriositi nei mercati a sbirciare carote di tutti i colori: rosse, viola, gialle, altro che le tradizionali arancioni. Sono più dolci ed hanno maggiori valori nutrizionali, ad esempio quelle viola hanno un elevato contenuto di pigmenti blu-viola, gli antociani, particolarmente adatte per la prevenzione nella formazione dei tumori e delle malattie cardiovascolari; invece quelle gialle contengono luteuna, sostanza che protegge la retina degli occhi contro gli effetti nocivi della luce solare e dei raggi ultravioletti.

Il fascino tropicale ha di fatto contagiato la bellezza della Pianura Pontina, così accanto ai tradizionali melograni (che hanno comunque origine iraniana, caucasica e himalayana. Come dire, a distanza di tempo, poi le piante di frutta, di ortaggi e di insalate si adattano fino a diventare quasi ‘autoctone’), ecco sorgere sperimentazioni per avocadi (che soffre in modo particolare le gelate), l’asimina triloba, originaria degli Stati Uniti orientali, il cui sapore è molto vicino alla banana, e l’annona cherimola, un frutto sudamericano che ricorda vagamente per le sue squame l’ananas e che ha un sapore esotico molto delicato, simile a quello della banana, dell'ananas e della fragola insieme. Eccola, la globalizzazione, o, se preferite, una climatizzazione impazzita rispetto a qualche anno fa, che permette alle piante di attecchire dove prima era impensabile.

Una gioia di colori e di sapori, quelli tradizionali uniti a quelli che nell’immaginario collettivo sono lontani, che si possono trovare anche direttamente nel punto vendita dell’azienda, aperto da qualche anno per andare incontro alla richiesta e alla curiosità del pubblico, sempre più orientato nella scelta di prodotti della terra che hanno proprietà benefiche.

2 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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