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La favola della SMG Latina al cospetto del grande basket

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La under 15 di una squadra di provincia fa tremare le società più blasonate nella fase finale nazionale di Pordenone

Che bellezza la gioventù. E che straordinaria bellezza i giovani di provincia. A volte sembrano risplendere più dei coetanei delle grandi città, sembrano avere una pelle più luminosa, possedere una maggiore energia, un sorriso quasi impudente, come a rispolverare l'antica sfida tra il gigante Golia e il piccolo Davide. Certo, la vita spesso non è una favola e il lieto fine stona con quello che vorresti fosse, ma un bagno d'umiltà ti prepara per vincere altre battaglie. Bella, così, la favola della SMG Latina che se ne va alla fase finale di Pordenone con la sua squadra under 15 pronta a fare da passerella (leggi ipotetica vittima sacrificale) contro i giganti del basket nazionale. Ecco, appunto, altro che agnellini pronti per essere azzannati dai lupi pari età di Roma, Varese, Verona, Milano, Trento, Bologna, cioè le città che fanno risplendere la palla a spicchi del Bel Paese. Sarà che questi ragazzotti abbiano ereditato in parte sangue di chi ha combattuto e vinto la malaria, o che siano stati assistiti dalla santa protettrice (SMG sta per Santa Maria Goretti, la patrona della città laziale, 130mila anime a sud della Capitale), però sta di fatto che sono arrivati a un passo da un risultato storico, facendo tremare piazze storiche, strappando una medaglia di bronzo. Ma andiamo con ordine e rendiamo merito a questa favola di provincia che vale la pena di essere raccontata. 

Siamo a Latina, una città di mare che non ha un porto, che ha una storia giovane per via della bonifica idraulica delle Paludi Pontine voluta dal Fascismo, che si guadagna chissà perché l'anatema del peccato originale per via del padre fondatore, una città dove oggi c'è la vita lenta e compassata della provincia in cui tutto è immobile da anni per via di amministrazioni senza visione e senza nerbo. Per fortuna ci sono i giovani, che se ne sbattono delle regole e degli adulti, provando magari con il loro estro a scrivere nuove pagine di futuro. Così c'è questa società di baskettari, che da 32 anni sforna talenti, coltiva generazioni, forma giovani alla vita insegnandogli con le regole dello sport la meritocrazia attraverso il valore, il rispetto, il confronto. Pronti e via, c'è l'ennesimo campionato, c'è l'emergenza sanitaria, ci sono i ragazzi che si allenano e si conoscono da sempre, studiano con profitto, frequentano lo stesso giro e magari nutrono (sportivamente raccontando) gli stessi sogni di gloria, azzerando ogni differenza di classe sociale. Un campionato regionale è sempre un torneo regionale e devi vedertela con le squadre dell'Impero, che qua fagocita tutto. Nella regular season i ragazzini classe 2007 allenati da Luigi Salzano, dal secondo Roberto Gallo e gestiti dal ds Luca Rizzi arrivano terzi, una posizione che gli consente di andare agli spareggi per potersi guadagnare il pass per la fase nazionale. Ma la strada è ancora lunga: nel primo incontro il quintetto pontino si sbarazza dell'AlfaOmega Ostia, poi in un match secco regola anche i sardi del Sant'Elena Quartu, infine contro ogni pronostico  in un doppio incontro batte per differenza canestri Pesaro. E il bello arriva con la settimana scorsa quando l'SMG giunge a Pordenone per la competizione nazionale. Sotto a chi tocca e i ragazzi di Salzano superano Verona di 1 punto, poi si smarriscono contro i pisani dell'Etrusca San Miniato e per accedere alla fase successiva devono vincere contro Varese. E sì, c'è il peso della responsablità. Risultato? I lombardi vengono asfaltati.

E chi è il leader di questa squadra in campo e fuori? Quando lo chiedi, i ragazzi mica ti rispondono, virano lo sguardo su Maikcol Perez, che centra canestri appena respira, anche se poi l'uomo spogliatoio è Nicolò Pistilli, che in questa stagione, colpa di qualche infortunio di troppo, ha giocato poco e si è riciclato nel ruolo del compagno che (ri)anima il gruppo. Ma c'è anche chi raccoglie il Dna di una famiglia dedita alla palla a spicchi, come Alessio Zanier, o chi, come Emanuele Ravaioli, dopo il torneo di Pordenone viene indicato (toh, insieme a Perez) tra i migliori talenti in circolazione. Ma ci sono anche Adrian Tarnauceau, Maurizio Antinori, Andrea Talano, Federico Bottoni, Alessandro Macaro (l'unico 2008), Lorenzo Colarullo, Sebastiano Cascione, Mirko De Domenico a sottolineare in modo muscolare e tecnico una grande impresa di un grande gruppo.

Poi, ai quarti di finale i ragazzi dell'SMG scansano la sindrome dell'impostore e bastonano (cesticamente cianciando) quel Basket Roma che durante il campionato aveva passeggiato sui latinensi nei due incontri del torneo regionale. Così si arriva in semifinale. Saranno i riti scaramantici di coach Salzano ("quando vinco non cambio mai la maglia, continuando a indossare sempre la stessa..." confida) o quelli propiziatori di Gallo ("per caricare la squadra o per festeggiare col pullmino circumnavighiamo ogni rondò che incontriamo almeno 3-4 volte..." ammicca) a funzionare, ma la squadra comunque gira che è una meraviglia, dimostrando compattezza e spirito di gruppo, unite alla tigna e al continuo recupero delle palle sporche.

E a Latina è festa. La gente, le scuole, i media si accorgono delle gesta di questi ragazzini terribili che contro ogni pronostico stanno per scolpire una pagina incredibile di basket giovanile, giocandosi l'Olimpo con Milano, Bologna, Trento "e Latina: della serie trova l'intruso" scherza il ds Rizzi. Anche perché, si sa, i sogni non possono spezzarsi in semifinale. Ma la realtà si chiama Olimpia Milano e non c'è rito del rondò che tenga: i biancorossi hanno (e di brutto) la meglio sugli orange pontini. "Avevamo esaurito ogni tipo di energia fisica e mentale" ammette coach Salzano, mentre i ragazzi (ah, beata gioventù) ammettono serenamente la superiorità degli avversari. "Cosa c'è mancato contro Milano? La voglia di giocare" rispondono in coro, quasi paralizzati al ricordo del giro veloce di palla dei pari età milanesi, quasi confermando quella sudditanza psicologica rispetto al blasone che prima o poi ti fa diventare il braccino corto. "Eravamo stanchi -taglia corto coach Gallo-, Milano ha dimostrato una supremazia atletica ma non tecnica: anche a questa età, giocando quasi ogni giorno, si nota la differenza e avere tanti cambi, identici al quintetto base, diventa la chiave della partita". 

Squadra sconfitta da quelli che poi diventeranno campioni d'Italia e quindi SMG  appagata per essere tra le prime quattro e di conseguenza svuotata nelle motivazioni? Ma no, il tempo di ricaricarsi e allo scontro per il terzo e quarto posto ancora una prova maiuscola, regolando la Virtus Bologna per portarsi giù in Palude la coppa di bronzo. Per un primo posto c'è tempo. Intanto la Latina della bella gioventù c'è. 

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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