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Trattato del Quirinale riscrive l'asse Italia-Francia

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Nuova road map su diverse politiche settoriali francesi e italiane. Il plauso del professor Darnis della Luiss

Il Trattato del Quirinale che sarà firmato venerdì da Mario Draghi ed Emmanuel Macron a Roma "è ambizioso, tutt'altro che simbolico", cosa che si poteva temere ancora fino a poco tempo fa, e di fatto rappresenta una vittoria sui "nazionalisti italiani che hanno una visione risorgimentale" del rapporto con la Francia. Jean Pierre Darnis, professore di relazioni franco-italiane all'Università Cote d'Azur di Nizza e di storia contemporanea alla Luiss, riconosce che il testo del quale si stanno negoziando gli ultimi dettagli va al di là delle aspettative.

"Viste le premesse - dice in un riferimento ai 'freni' messi nel corso del lavoro sul testo da vari ambienti 'anti-francesi' - si poteva temere che fosse un documento solo simbolico. E invece è un testo ambizioso, definisce una road map su diverse politiche settoriali francesi e italiane. Contiene un forte indirizzo politico che temevo non ci sarebbe stato e prevede la creazione di diversi fori concreti di collaborazione e ogni piccolo foro italo-francese è una specie di vittoria".

Ancora fino a qualche giorno fa il testo "poteva sembrare un po' timido - insiste Darnis, autore di un libro di prossima uscita dal titolo "Les relations entre la France et l’Italie et le renouvellement du jeu europeen" - ma negli ultimi giorni sono state inserite misure più rilevanti dal punto di vista strutturale, come il consiglio dei ministri di Esteri e Difesa, il comitato permanente sulla politica industriale con alti dirigenti di entrambi i Paesi che permetterà di mantenere aperto un tavolo di confronto sul gioco economico". E questo, sottolinea, è particolarmente importante se si pensa ai casi recenti che hanno coinvolto le partecipate, da Stx-Fincantieri a Edison-Edf a Enel-Suez.

L'esperto francese osserva come da parte della società civile ci sia stata una mobilitazione importante a sostegno del Trattato del Quirinale, che venne lanciato dal presidente francese nel settembre del 2017, in piena crisi con Roma su Stx, Libia e migranti. E un forte sostegno è arrivato sin dall'inizio da Confindustria e Medef (la Confindustria francese): "è un sostegno non da poco, vista la fase di forte integrazione in corso tra industria italiana e francese e di cui sono la punta dell'iceberg le società del lusso e della distribuzione, ma anche nel settore della tecnologia, dove ci sono aziende strategiche con un controllo binazionale del capitale di altissimo livello, come Stmicroelectonics o Telespazio".

E poi, continua Darnis, c'è già "un'intesa strutturata sui lanciatori europei, c'è il settore bancario e potenzialmente, con la Torino-Lione, si completerà e si accelererà l'integrazione fra il sistema economico del Nord Italia e quello francese, sull'asse Venezia-Milano-Torino-Lione-Parigi". A tutto questo il Trattato del Quirinale darà una cornice che servirà a regolare quell'integrazione e a rafforzare la governance.

A dispetto dei "soliti nazionalisti - commenta il professore della Luiss - che portano avanti discorsi ottocenteschi e risorgimentali nei quali viene rievocato il rapporto problematico con la Francia, le rivalità sulle colonie, ma che oggi possono essere abbastanza marginali". Firmato il Trattato, chiosa Darnis, "bisognerà vedere come si strutturerà questo rapporto, sarà importante uno scambio di analisi a priori che non significa che le posizioni debbano essere le stesse, ma almeno può esserci una maggiore comprensione reciproca, un rapporto di conoscenza che farà venire fuori le convergenze".

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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