L'Udinese teme la leggerezza del Frosinone
Il giornalista Stefano Giovampietro analizza il momento dell'Udinese e il match contro il Frosinone in programma sabato 2 settembre al Friuli
Scorre veloce il tempo, ma in casa Udinese ecco che arriva al gong della fine del mercato un doppio rinforzo per la difesa, forse il reparto più scoperto in questo momento. Mentre veniva presentato Kristensen ecco giungere per Sottil un nuovo innesto, quasi una fotocopia del danese, vale a dire Tkvic, centrale difensivo alto 195 cm, proveniente dal Bayern Monaco.
Abbiamo chiesto a Stefano Giovampietro, giornalista Sky e Udinese TV, alcune considerazioni in vista del match della terza giornata Udinese-Frosinone in programma sabato 2 settembre ale 18.30 al Friuli.
Uno dei colpi di mercato dell’Udinese è stato Kristensen, questo danese subito convocato da Sottil.
Un buon giocatore che possiede grandi qualità, l’unico convocato dei nuovi arrivati, chiamato da Sottil non soltanto per la prestanza fisica (è alto 198 cm, ndc): credo che sia pronto per la serie A, è vero che proviene dal campionato danese ma con l’Aarhus ha giocato già in competizioni europee. Come giocatore è pronto e poi torna subito utile perché il reparto è orfano della partenza di Becau e risulta ancora in emergenza, per via del recupero ancora non completo di Masina, Ebosse e Kabasele.
Non è un arrivo ma una conferma di cui si parla sempre: Simone Pafundi, l’enfant prodige del calcio italiano, resterà a Udine fino al 2026. Quest’anno tornerà utile?
Di Pafundi è facile dire che possa vestire i panni del predestinato. È stato sempre indietro con l’età giocando in under 16 e under 17, ha esordito giovanissimo in A e in Nazionale, ha un futuro radioso davanti ma Sottil ha anche necessità di fare punti, quindi rispondo alle eventuali perplessità avanzate da chi si è sempre chiesto perché viene impiegato di rado. Il ragazzo manca un po’ di presenza fisica ma sentiremo molto parlare di lui, sicuramente sarà utilizzato di più rispetto alla passata stagione.
L’Udinese è Samardzic-dipendente?
È un giocatore di grande qualità, è un centrocampista d’inserimento più che un regista, dà accelerazioni in mezzo, forse dovrebbe migliorare nella fase difensiva ma credo che sia il faro dell’Udinese. Ad esempio contro la Juventus quando è entrato, nella ripresa, la squadra ha collezionato 6 pallegol e c’era sempre il suo piede. È diventato nel giro di due anni un giocatore strepitoso e credo che alla fine della stagione il suo valore aumenterà rispetto a quello dei 20-25 milioni di oggi.
Ecco, Samardzic è rimasto ma è andato via Beto: peso e contrappeso? Se fosse rimasto il centravanti portoghese sarebbe partito il serbo?
Forse. Certo, non ci si aspettava la partenza di Beto dopo che aveva fatto la preparazione, però per il gioco dell’Udinese meglio che sia rimasto Samardzic. E poi era impossibile dire di no all’offerta arrivata per il portoghese (30 milioni da parte dell’Everton, ndc).
Se Beto non è più disponibile perché è stato venduto, restano fuori dalla squadra anche due elementi preziosi come Deulofeu e Pereyra.
Purtroppo, Deulofeu per infortunio resterà fuori ancora un paio di mesi, quando è in forma è un autentico lusso per l’Udinese, possiede un’alta qualità, è una guida per lo spogliatoio oltre al fatto che ha la totale fiducia dell’ambiente societario (ha prolungato fino al 2026, ndc). Pereyra invece lo scorso anno ha vissuto una seconda incredibile giovinezza, è svincolato, sa che l’Udinese sta sondando il mercato per sostituirlo, per una questione anagrafica e di ingaggio, ma lui è qui, vorrebbe restare in una piazza che lo adora, si allena qui vicino e aspetta una chiamata, avendo rifiutato anche offerte dall’Arabia. Il bel campionato dell’Udinese dello scorso anno, del resto, è dipeso da questi due giocatori.
Via Beto, però l’Udinese, che si è sempre distinta come società per lo scouting, aveva già preso un altro attaccante di belle speranze, come Lucca.
Quando ha esordito col Pisa in B mi aveva stupito poi è andato a giocare nell’Ajax dove la concorrenza tra i giovani è altissima ed ha faticato a mettersi in luce. Però durante la preparazione estiva e gli allenamenti si è notata la predisposizione del giovane a sacrificarsi per migliorare, ha molta testa. Era arrivato qui come vice-Beto, ora invece può giocarsi il posto da titolare. Lui sa di avere queste chance, lo vedi come si allena e che resta anche dopo l’allenamento per migliorare i fondamentali.
Che campionato sarà per l’Udinese?
Un campionato in cui sarà necessario vestire i panni da battaglia. Lo scorso anno siamo partiti forte e in verità eravamo disabituati a una stagione del genere, anche se nel passato abbiamo partecipato a competizioni europee. Ora vedo che c’è tanta qualità tra le squadre che lotteranno per non retrocedere, l’obiettivo sarà quindi quello di emanciparsi il prima possibile dalla lotta per la salvezza e stazionare nella parte sinistra della classifica.
Quali sono le maggiori squadre indiziate a retrocedere?
Verrebbe facile rispondere le tre neopromosse, come accaduto nei campionati più recenti, poi vai a guardare chi sono e scopri Genoa e Cagliari che, non solo per blasone, ma anche per la rosa allestita, non vanno invece indicate. Lo stesso Frosinone sulla carta appariva la squadra più debole poi invece sforna due belle prestazioni contro Napoli e Atalanta. E allora vedi fragile il Lecce ma i risultati ti smentiscono subito, forse l’Empoli risulta indebolito, anche se poi sono anni che resiste con la sua politica di lanciare giovani e italiani. Alla fine, credo che sarà una lotta contrassegnata da un grande equilibrio.
Domenica al Friuli arriverà il Frosinone. Cosa temi dei ciociari?
Mister Di Francesco è stato bravo ad assemblare il gran numero di giocatori nuovi messi a disposizione, di solito le partenze sono state nella sua carriera recente il suo tallone d’Achille, invece stavolta ha trasmesso subito entusiasmo, ha imposto la qualità di gioco delle sue idee creando una squadra organizzata. Temo il loro gioco leggero, che non significa superficialità, ma il non avere timori reverenziali dell’avversario, il pressing alto e la consapevolezza di giocarsela alla pari facendo la propria partita, un po’ come è nel Dna dell’Udinese.
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