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Il coraggio del governo contro la dad

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Il rettore della Bocconi, 'Dad ha creato disuguaglianze, governo coraggioso. Essa è un creatore di differenze e disuguaglianze'

La didattica a distanza nella scuola italiana è stata “un creatore di differenze e disuguaglianze che hanno generato un ‘divide’ importante”. Per questo la scelta del governo e del presidente del Consiglio, Mario Draghi, di riprendere le attività scolastiche in presenza “è stata coraggiosa, visto il momento molto complesso”, con la quarta ondata del coronavirus. La Dad, sia a scuola che all’università, resta comunque un “potenziale immenso” da imparare a utilizzare, con il supporto di un’infrastruttura fisica e digitale adeguata e della formazione degli insegnanti. Lo afferma il rettore dell’Università Bocconi di Milano, Gianmario Verona. “Senza contraddire quello che sta facendo l’Università Bocconi -sottolinea- mi trovo totalmente d’accordo con il presidente del Consiglio”, che ha accusato la Dad di produrre disuguaglianze e carenze formative.

Sul fronte della didattica a distanza, spiega Verona, i temi da considerare sono tre: l’infrastruttura, il grado di maturità degli studenti e la preparazione degli insegnanti. Sul lato delle infrastrutture la Dad è stata più efficace nel Nord del Paese rispetto al Sud, nei centri cittadini che nei paesi senza connessioni internet adeguate. “Questo anno e mezzo in molte parti d’Italia è stato veramente sofferto dal punto di vista dell’istruzione” e la didattica a distanza ha creato differenze e “un ‘divide’ importante”.

Il secondo aspetto è la maturità degli studenti. “Un bambino della scuola elementare di fronte alla Dad fa fatica e la scuola primaria è sicuramente più debole, mentre gli studenti universitari sono più maturi, abituati a cambiare classe e ad avere insegnanti e insegnamenti diversi”, continua. La pandemia ha poi costretto i professori “a improvvisarsi docenti a distanza, molto spesso senza formazione. Un altro conto, invece, è fare la Dad digitale, con tutti gli strumenti appositi per fare lezione e con un insegnante che la sa fare”.

Ma per il rettore della Bocconi, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare la scuola italiana, il digitale “resta un potenziale immenso: è ancora un mondo da esplorare che potenzierà ancora di più la qualità dell’insegnamento non solo all’università ma anche a scuola, dove si potranno rendere le lezioni ancora più affascinanti”.

La speranza è che con le risorse del Pnrr “potremo avere anche una rete di infrastrutture molto più estesa, scuole più connesse, edifici più adeguati. E mi auguro che i docenti si formino sempre di più sul fronte digitale”.

Digitale che resta “non un sostituto ma un complemento”. Ad esempio alla Bocconi “stiamo continuando a sperimentare, con un 20% dei corsi che continuano ad avere una serie di innovazioni che stiamo attuando per immaginare l’università del futuro. Stiamo potenziando l’infrastruttura dei singoli corsi e creando dei moduli con le piattaforme che abbiamo a disposizione per rendere la lezione più continuativa rispetto al momento dell’aula fisica”. L’obiettivo, conclude Verona, “è far diventare il momento in presenza più applicativo e ricco in discussione e trasferire fuori dall’aula la parte più teorica dell’insegnamento”.

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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