Cookie Consent by FreePrivacyPolicy.com
Loader

La destra italiana è (nei fatti) contro l’Europa

meloni orban.jpeg

Lega e Fratelli d’Italia votano, a differenza di Forza Italia, contro la risoluzione del Parlamento Europeo contro la Polonia

Non è di certo una novità, il filo diretto che lega i partiti di destra italiana ai governi sovranisti, conservatori e illiberali di Polonia e Ungheria. Un filo fatto di attestati di stima e di idee sovrapponibili, di fronti comuni contro immigrati e diritti, di incontri, sorrisi, strette di mano e selfie. In un certo senso, potremmo dire che il modello chiuso di Polonia e Ungheria fa gola alla destra e al suo elettorato, ma in una democrazia non è proprio il migliore da adottare (o da voler adottare) per mantenere solide le basi dello stato di diritto.

Le libertà in Polonia e Ungheria

In Ungheria, l’arrivo del premier Viktor Orbán nel 2010 ha portato il paese dal 23esimo all’87esimo posto del 2019 nella classifica per la libertà di stampa. In Polonia, dall’ascesa al governo di Diritto e Giustizia, partito del premier Morawiecki, nella stessa classifica il paese è precipitato dal 18esimo posto del 2015 al 59esimo del 2019. I dati 2021 registrano un ennesimo scivolamento in classifica dei due stati, con l’Ungheria al 92esimo posto e la Polonia al 64esimo.Una classifica, quella di Reporter senza Frontiere, che utilizza l’Indice di Libertà di Stampa per stilare una graduatoria mondiale

Per proseguire con qualche episodio esemplificativo della situazione dei diritti nei due stati ricordiamo che circa un anno fa il Tribunale Costituzionale polacco aveva giudicato incostituzionale l’interruzione volontaria di gravidanza, mentre l’Ungheria nel febbraio di quest’anno aveva chiuso la bocca all’ultima radio libera dalle istituzioni presente nel paese, la Klubradio.

La risoluzione di Strasburgo

Numeri e fatti che testimoniano la natura illiberale delle realtà sovraniste e populiste che governano in paesi che sono membri dell’Unione Europea, status che dovrebbe dare garanzie di tutela dei diritti.

Proprio nel Parlamento Europeo si è votata una risoluzione nei confronti della Polonia, che nella figura del primo ministro Morawiecki è stata protagonista di un intenso dibattito gli scorsi giorni nell'assemblea plenaria di Strasburgo.
La risoluzione ha riguardato una sentenza del Tribunale Costituzionale polacco del 7 ottobre, che affermava la non piena compatibilità tra il testo di legge polacco e le leggi Europee.
Il Parlamento Europeo ha deciso di considerare il tribunale polacco “Privo di validità giuridica” e non “Indipendente”, e di condannare la sentenza del 7 ottobre “In quanto attacco alla comunità europea di valori e leggi nel suo complesso”. Ma l’accusa più grave alle autorità polacche è di aver trasformato il Tribunale Costituzionale “in uno strumento per legalizzare le attività illegali delle autoritàA Strasburgo, la votazione per la risoluzione sopra citata è stata approvata con 502 voti a favore e 153 contrari. Di chi saranno i voti contrari?

Tra tutti, anche quelli della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che secondo il senatore PD Andrea Marcucci, con tale decisione “Confermano di essere ostinatamente contrari all'Europa, alle sue regole, ai suoi diritti ed al suo funzionamento". Staccato dai due partiti sovranisti, è arrivato il voto favorevole di Forza Italia, che ha votato favorevolmente alla risoluzione, in disaccordo con Salvini e Meloni, allineati ai partiti di estrema destra AfD e Rassemblement National di Le Pen.

Apertamente contro i principi fondamentali

Un voto che testimonia, ancora una volta, le priorità di un centro-destra che non vede nell’Europa una reale spalla nel proprio progetto di futuro, e soprattutto sostiene forze che da sempre godono di tutti i vantaggi di stare nell’Unione, boicottando tutti i doveri e i principi che ciò dovrebbe prevedere

Parte della colpa, tuttavia, è da ascrivere istituzioni europee, che hanno permesso si arrivasse a tale situazione. Uno scenario che vede, in due stati membri, il crollo dei diritti delle donne, degli omosessuali, della libertà di stampa, della libertà delle istituzioni universitarie e della magistratura; tutto ciò dopo aver calpestato e tagliato fuori le opposizioni, chiuso radio e giornali non allineati e arrestato dissidenti

Il paradosso è che oggi le stesse forze politiche che vedono nei governi illiberali di Orban e Morawiecki un modello, si auto nominano paladini della difesa della libertà in Italia in opposizione alle misure del governo. Ma la coerenza, lo sappiamo, per qualcuno non ha valore, nello stesso modo in cui non hanno valore i principi fondamentali di inclusione e solidarietà dell'Unione Europea.

2 anni fa
Foto: twitter
Autore
Emanuele Di Casola

Commenti