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Qatar22: il trasformismo del tifo nuova frontiera dei diritti

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Nel Mondiale dove i diritti vengono soffocati genera piena curiosità il cambio di casacca di un tifoso durante Arabia Saudita-Polonia

Basta uno scatto e quel momento diventa virale. Ormai in un evento pubblico difficilmente può sfuggire al Grande Fratello che tutti noi rappresentiamo un’anomalia. Che meraviglia la sequenza che ritrae il tifoso che assistendo a Doha per Qatar22 ad Arabia Saudita-Polonia si sveste la casacca saudita e sfoggia quella rossa polacca. Eh, i sauditi non vincono, anzi perdono al cospetto di Lewandoski, quindi perché puerilmente non tifare chi vince? Ma che celebrazione del trasformismo, che gioia del tifo camaleontico in salsa qatariota. In Qatar non esistono i diritti umani ma esiste il diritto al cambio di tifo, del resto in Italia da oggi esiste anche il diritto alla moda espresso dal parlamentare Soumahoro in difesa di sua moglie. Gli jugoslavi, quando erano uniti, solevano dire ‘puoi cambiare tutto nella vita: moglie, fidanzata, religione, sesso ma non squadra di calcio’ (e se lo dicevano loro…). Nella sagra del trash il cambio di maglia è contraddittoriamente esilarante, dato che se nella cultura classica esistevano le preficae, donne prezzolate per piangere nei lutti, in Qatar22 ormai è chiaro che esistono tifosi pagati per tifare. Intanto ora scatterà la caccia al tifoso con tratti somatici arabeggianti, paffutello anzichenò e con la chioma orribilmente ossigenata. Qualcuno ha riconosciuto nel tifoso double face Gennaro ‘o malamente, apprendista tuttofare di Castellammare di Stabia, che nel personale cv conta un’esperienza di portineria nella Fincantieri locale, come cameriere agli chalet specializzati nella ‘a ‘mpepata e cozze, come fedele devoto nella processione di San Catello, oggi tifoso globaltrasformista per la riuscita dei Mondiali22. 
1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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